Passi avanti sul piano legislativo
La depressione economica internazionale, la crisi dell'euro, la mancanza di liquidità dei mercati finanziari hanno caratterizzato il panorama economico mondiale recente, eppure sembra che negli ultimi mesi la situazione sia in fase di leggero miglioramento e segnali confortanti provengono dalle organizzazioni economiche internazionali.
Se questo scenario a livello globale si manifesta, l'Italia, dopo anni di caduta di tutti i parametri economici, fatica più degli altri nella ripresa. Corruzione, alti tassi di disoccupazione legati alla rigidità del mercato del lavoro, asfissiante burocrazia, lentezza della giustizia civile e commerciale e difficoltà ad attrarre investimenti esteri rendono particolarmente faticosa l'uscita dalla crisi. In particolare, in base alle ultime rilevazioni statistiche, i grandi attori economici stranieri si sono allontanati dal mercato italiano.
Ciò risulta evidente da recenti report dell'Ocse, in cui l'Italia appare al 78esimo posto per la capacità di attrazione di capitali dall'estero. Per di più il 2013, sempre secondo tali dati, non è partito affatto bene a livello globale: nel secondo trimestre (aprile-giugno) gli investimenti esteri internazionali sono scesi del 28% toccando i 256 miliardi di dollari e quasi la metà sono stati impiegati in Gran Bretagna, Cina e Stati Uniti mentre il resto è andato ai paesi che mostrano particolare dinamicità come i restanti paesi del Brics, esclusa appunto la Cina, che ad oggi assorbono il 20% del pil mondiale, e circa il 16% del commercio internazionale.
Se su alcune delle criticità sopra evidenziate s'infiamma il dibattito delle forze politiche e vari scenari si determinano in merito all'individuazione di nuove misure per rendere più efficace la ripresa e maggiormente appetibili le risorse e il know-how posseduti dal nostro paese, sembra che qualcosa si sia mosso e si stia muovendo, sia dal punto di vista economico, che dal punto di vista normativo. Se è vero, infatti, che nel panorama internazionale l'Italia ha rappresentato un mercato particolarmente complesso per le ragioni di cui sopra, qualcosa di positivo sul piano della legislazione è avvenuto. In particolare il decreto Destinazione Italia, entrato recentemente in vigore dopo la conversione in Legge 9/2014, contiene una serie di disposizioni eterogenee accomunate, peraltro, dallo scopo dichiarato di attrarre gli investimenti esteri in Italia. Nello specifico, la disposizione di cui all'articolo 10 attribuisce la competenza inderogabile per le controversie dove sia parte una società straniera, alle sezioni specializzate del Tribunale delle imprese di nove città italiane. Queste misure e molte altre, tra cui la dismissione di aziende pubbliche e il basso valore di capitalizzazione di società quotate, rendono estremamente conveniente investire nel nostro paese, anche in prospettiva di una nuova fase di crescita e stabilità politica ed economica.
Una ulteriore innovazione, sempre contenuta nel decreto e volta a rendere convenienti e più semplici gli investimenti esteri eliminando inutili barriere e rendendo più lineari le procedure, è rappresentata dalla disposizione dell'art. 5 comma 7. In quest'ultimo s'individuano forme di agevolazione nella trattazione delle domande di visto e di permesso di soggiorno connesse a iniziative di investimento da realizzare con imprese, università, enti di ricerca e soggetti pubblici o privati italiani. Lo stato, nella volontà di una rifioritura a livello internazionale, vede come motore trainante della ripresa l'ingresso di capitale estero che possa far circolare liquidità e far ripartire la nostra economia. I presupposti, vista anche la normativa introdotta, ci sono tutti. Non resta che attendere che qualcosa inizi a muoversi e che la "...serva Italia, di dolore ostello, nave senza nocchiero in gran tempesta, non donna di provincie ma bordello..." possa tornare a giocare un ruolo da protagonista tra le grandi potenze.