P.a. Le tre condizioni per migliorare
Non è facile fare un bilancio dello stato delle riforme del settore pubblico nel nostro Paese. Troppe sono le differenze che emergono a seconda dei settori o delle organizzazioni che si prendono in considerazione. Eppure uno degli elementi che indiscutibilmente emerge è quello di un divario, crescente, tra Nord e Sud. Numerosi studi hanno, nel tempo, messo in luce importanti fattori di sviluppo, la cui relativa carenza, al Sud, può spiegare queste differenze.
Innanzitutto, il progresso di meccanismi di concorrenza; il superamento delle forme di monopolio legale e la possibilità di scelta tra alternative di offerta in capo all'utente (si pensi allo sviluppo dello strumento dei vouche o alla competizione pubblico-privato nel settore della sanità o dell'istruzione), hanno indotto l'esigenza per gli enti pubblici di allinearsi in tempi relativamente brevi ai migliori competitor effettivi o potenziali. Secondo, la solidità e il radicamento della cultura della gestione pubblica, ovvero il senso etico dell'agire pubblico e il rilievo conferito da parte dei ruoli di responsabilità, oltre che nel sentire comune, alla qualità dell'intervento pubblico per lo sviluppo economico-sociale; più in generale, la presenza di un capitale sociale, combinazione di competenze, valori e relazioni. Terzo, le dimensioni appropriate delle organizzazioni, tali da consentire un'adeguata capacità di investimento, oltre che di attrazione e crescita di professionalità qualificate e al tempo stesso di evitare le forme di inerzia al cambiamento proprie delle strutture molto grandi. Infine, l'operare all'interno di un contesto ambientale dinamico e produttivo, tale da fornire continui stimoli al miglioramento delle prestazioni e in grado di mettere a disposizione risorse ed energie professionali per lo sviluppo condiviso di iniziative e progetti innovativi (si pensi alle migliori esperienze di partnership pubblico-privato). Molte di queste condizioni sono difficili da riscontrare nelle aree più arretrate del Paese e, inevitabilmente, ciò rende quanto mai difficile l'attuazione di progetti di miglioramento della qualità delle amministrazioni. Non è sufficiente investire ingenti risorse finanziare, come è stato fatto per molti anni grazie ai generosi finanziamenti dell'Unione Europea. Anni di investimenti e complesse operazioni finalizzate allo sviluppo dei territori ci restituiscono un Sud ancora arretrato e una qualità dell'amministrazione pubblica che non regge il passo delle riforme, nazionali e internazionali. Eppure, proprio il Sud avrebbe bisogno di un'amministrazione di qualità, capace al tempo stesso di delineare una visione del futuro, promuovere progetti e iniziative innovative, assicurare condizioni di rispetto della legalità, valorizzare le migliori risorse professionali. Perché questo sia possibile, servono almeno tre condizioni: una migliore selezione della classe dirigente, politica e manageriale, capace di fare emergere persone competenti sul piano tecnico e con un alto senso delle istituzioni; il superamento di una logica di investimento a pioggia, ai limiti dell'assistenzialismo, a fronte di un'attenta selezione delle priorità e di meccanismi premianti finalizzati a riconoscere i risultati effettivamente conseguiti; la promozione di condizioni di trasparenza sull'uso delle risorse pubbliche, sull'impatto delle politiche attivate e sugli standard di qualità dei servizi pubblici. Sono tutte condizioni di difficile realizzazione, ma certo è che senza un'amministrazione pubblica di qualità è difficile immaginare un futuro migliore per il Sud.