Operations. Ode alla produzione senza fatturato
La ripresa dalla crisi sarà tanto più veloce quanto più anche il sistema industriale e produttivo saprà rinascere dalle proprie ceneri. Già negli ultimi due decenni il tessuto industriale italiano era stato fortemente ridimensionato e ristrutturato, al pari di quello europeo: in Italia l'industria vale il 26,6% del pil contro il 71,4% dei servizi; in Germania valgono numeri simili, 29,1% e 70% rispettivamente. Si produce poco, ma il processo di ristrutturazione degli anni '80-'90 ci ha lasciato distretti industriali forti, capacità manageriali di buon livello, pur con i limiti caratteristici tipici italiani (dimensioni ridotte delle aziende in primis).
Poi è arrivata la crisi: se già un calo del pil del 5-6% fa tremare i polsi, che dire della produzione industriale dei primi sei mesi del 2009? L'indice grezzo relativo alla prima metà dell'anno è in calo del 22,2%. Cenere, appunto, dalla quale la fenice tuttavia dovrà per forza di cose rinascere. La domanda quindi è proprio questa: cosa si può fare, dal punto di vista del direttore di stabilimento, per far rinascere la fenice?Tra i temi che si dovranno affrontare alcuni sono prioritari. La gestione della catena di fornitura, per esempio: la frenata della domanda è stata l'anno scorso così repentina, che l'intera catena di fornitura ha subito un contraccolpo spesso amplificato dai noti meccanismi di costruzione dei magazzini (effetto Forrester). La ripresa sarà più facile per quelle aziende che stanno gestendo i rapporti di fornitura in un'ottica di collaborazione attiva. Ciò significa conoscenza dei fornitori, consapevolezza dei livelli di saturazione della capacità degli stessi, gestione delle informazioni riguardanti la loro solidità economica e finanziaria, coordinamento nella pianificazione dei materiali e nella gestione della capacità produttiva. In secondo luogo, il calo della domanda, che ha pochi, ma non banali vantaggi: uno di questi è la possibilità di usare parte della capacità liberata dalla mancanza ordini per lo sviluppo di nuovi prodotti, produzione di piccoli lotti di prototipi o semilavorati di nuova concezione, far diventare la produzione un ente di servizio agli uffici tecnici. Le aziende che hanno la solidità finanziaria per affrontare questa 'produzione senza fatturato' stanno accumulando esperienze preziose. Il problema sarà l'industrializzazione e la gestione della capacità nel momento della ripresa: il tema della flessibilità (di volume, mix e prodotto) sarà cruciale.Inoltre, la ripresa sarà accompagnata da una ricostruzione delle scorte lungo la filiera e non sarà facile il corretto dimensionamento delle scorte e della capacità per fornire un corretto livello di servizio, soprattutto nei settori con produzioni per il magazzino.Per favorire in pieno la rinascita della fenice sarà necessario quindi tornare ai 'fondamentali' dell'operations management: misure di prestazione in ambito logistico produttivo, con sistemi agili che in tempo reale permettano un monitoraggio completo; pianificazione della produzione sempre più orientata a logiche di assemble/make to order, che permettano di anticipare la disponibilità di componenti e materiali, per poi fornire un prodotto la cui domanda sarà largamente non prevedibile; conoscenza ed empatia con il mondo della fornitura, collaborazione stretta con i fornitori critici, ricerca sui mercati di tutto il mondo di alternative di fornitura.