Omaggio a Marco Biagi
Al nome del professor Marco Biagi, docente di diritto del lavoro e diritto sindacale italiano e comparato all'Università di Modena, è legata la più recente riforma del mercato del lavoro varata in Italia. Un incarico al quale il docente bolognese si è dedicato negli anni trascorsi come consulente del ministro del lavoro e delle politiche sociali Roberto Maroni e che gli è costato la condanna a morte delle Brigate Rosse. Sentenza eseguita la sera del 19 marzo del 2002 a Bologna. "Ho conosciuto Marco Biagi nel luglio del 1976 a Cambridge", racconta Liebman, che al collega scomparso dedicò un personale ricordo nel 2003 durante un'assemblea della Johns Hopkins University al Bologna Center. "Da allora, per 26 anni, abbiamo condiviso l'interesse alla comparazione giuridica e ad approfondire le differenti tecniche di soluzione di problemi che spesso sono molto simili, pur se inseriti in contesti politici, sociali ed economici diversi". In virtù dell'eccezionale esperienza maturata e della sua facilità nello stabilire rapporti affabili e durevoli con colleghi distanti geograficamente e culturalmente, il nome di Marco Biagi divenne ricorrente tra quelli degli interlocutori del potere politico degli anni Novanta. Fece parte dello staff del ministro Treu, fu collaboratore dei successivi ministri Bassolino e Piazza e, infine, del governo Berlusconi. "Una scelta, quest'ultima, che non condivisi", commenta Liebman. "Marco lo ha sempre saputo e ricordo con commozione la riservatezza con la quale, nel nostro ultimo incontro avvenuto nella mia casa di Milano, mi ha parlato del suo lavoro al ministero e del suo impegno nell'attuazione del disegno riformatore del Libro Bianco, riuscendo a mantenere il confronto sul piano delle scelte tecniche, senza mai scendere su quello delle apodittiche scelte di campo. Di Marco si può contestare la presunta neutralità del tecnico e discuterne la vocazione europeista. Quello che però gli è mancato e che, da amico, ritengo invece gli fosse dovuto, è il riconoscimento di una sua cristallina limpidezza nelle scelte e nei comportamenti, sempre apertamente e coerentemente perseguiti, pur nella drammatica consapevolezza dei rischi ai quali quest'epoca buia lo esponeva, inerme e solo".