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Olimpiadi di Torino, un investimento sul futuro

, di Fabio Todesco
I Giochi sono un momento cruciale della trasformazione da capitale industriale a centro terziario, una scommessa su cui sono stati puntati 16,5 miliardi di euro. Con benefici per 17,4 miliardi a sei regioni italiane

Un marziano che calasse a Torino in questi giorni vedrebbe una città freneticamente al lavoro per completare una serie di opere infrastrutturali, tra cui la nuova metropolitana da inaugurare il 4 febbraio, ma non immaginerebbe mai che il capoluogo piemontese sta per ospitare un'Olimpiade invernale.

"Non ci vuole un marziano per avvertire il distacco", dice Giuseppe Berta, docente di storia economica alla Bocconi e coordinatore del Piano strategico di sviluppo dell'area metropolitana di Torino. "È quello che notano tutti i giornalisti stranieri di stanza in città in vista delle Olimpiadi. I torinesi non mostrano un grande interesse per l'evento perché sono stati coinvolti solo marginalmente". Hanno però sopportato con pazienza i disagi dovuti ad anni di lavoro perché si attendono un ritorno di medio e lungo periodo.

Uno studio realizzato utilizzando un modello della Ragioneria dello stato con dati elaborati dall'ufficio studi dell'Unione industriale di Torino ha calcolato che, nelle Olimpiadi invernali, siano stati investiti complessivamente 16,5 miliardi di euro, 11 miliardi dei quali per la realizzazione di grandi opere. Si stima che tali investimenti fruttino una crescita del valore aggiunto pari a 17,4 miliardi di euro e un incremento occupazionale di 57.000 unità. Se la gran parte dei benefici sono appannaggio del Piemonte, lo studio calcola però che 4,2 miliardi di valore aggiunto e 3.000 posti di lavoro attivati dalle Olimpiadi saranno ripartiti tra Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Lazio e Toscana.

L'evento avrà però raggiunto il suo scopo se saprà affrancare Torino dalla sua caratterizzazione di centro industriale metalmeccanico, per fondare il suo sviluppo economico su basi più pluralistiche. "A Torino non esiste un'emergenza occupazionale", sostiene Berta, "ma l'identità manifatturiera non è sostenibile. Nel prossimo futuro la produzione mondiale di auto si concentrerà in Asia e il Piemonte dovrà essere un centro progettuale e trovare opportunità sostitutive. La città deve compiere il passaggio dall'industria al terziario, senza confidare troppo nella scorciatoia del turismo. Nei prossimi anni si dovrà trasmettere capacità operativa a settori nuovi, che possono trarre solo benefici da un'iniezione di logica industriale".

Un altro elemento di valutazione delle Olimpiadi sarà l'aspetto ambientale. Ci sta lavorando una task force dello Iefe, l'Istituto di economia e politica dell'energia e dell'ambiente dell'Università Bocconi, formata da Marco Frey, Fabio Iraldo e Michela Melis. Il gruppo ha già completato due Rapporti di sostenibilità ambientale, nel 2003 e 2004, e ne elaborerà un terzo a valle dell'evento. "L'attenzione all'ambiente è dimostrata sia dalle certificazioni ottenute dal comitato organizzatore, sia dal fatto che la Commissione europea gli ha chiesto di redarre le linee guida per la gestione ambientale dei grandi eventi", ricorda Melis.

"Si dovranno valutare l'efficienza dei servizi nel corso della manifestazione", ricapitola Frey, "e l'eredità che l'evento lascerà alla città. Già in fase progettuale si è stabilita la destinazione post-olimpica di ogni impianto, ma la sfida più critica sarà quella di garantire l'operatività di quelli dedicati agli sport invernali minori".