Nuovi laureati: cittadini e manager dell'Europa allargata
Tanti i rischi e le opportunità che comporta l'avvento della nuova Europa allargata. Una realtà con cui confrontarsi e sulla quale i nuovi laureati devono sempre più investire in esperienze e formazione per divenire prima cittadini e poi validi manager europei. Questa la tematica al centro della tradizionale Giornata del Laureato, tenutasi il 18 settembre scorso all'Auditorium di Milano, durante la quale sono stati premiati i migliori laureati dell'a.a. 2002-2003.
Carlo Secchi, rettore dell'Università Bocconi, ha aperto i lavori della tavola rotonda su "Usi e consumi della nuova Europa: culture e mercati possibili", sottolineando che la prima missione di una università è quella di formare le conoscenze e il sapere di una nuova classe dirigente. La reputazione di un'università si basa, infatti, sulla qualità della ricerca e su quella dei suoi laureati inseriti nei vari contesti lavorativi.
Rivolgendosi ai presenti, Secchi ha raccomandato di non definirsi mai ex-bocconiani, ma semplicemente ex-studenti e di mantenere sempre uno stretto e pieno legame con l'Università, essendone parte integrante e bacino di arricchimento.
Dati recenti, costantemente monitorati dai vari servizi della Bocconi, mostrano che il tempo medio di laurea in Bocconi è al di sotto della media italiana ed è in continua diminuzione negli ultimi tre anni, così come continua è la riduzione del numero dei fuori corso.
Questo spiega l'elevato gradimento del mercato del lavoro per i laureati Bocconi, pur in una congiuntura economica da anni poco positiva.
Il rettore ha poi introdotto il tema della nuova Europa parlando di "una Bocconi da sempre attenta alle questioni internazionali ed europee, che ha seguito da vicino i cambiamenti intercorsi in questi anni e cercato di prepararsi per tempo alla nuova realtà". A dimostrarlo è l'elevata presenza di studenti stranieri, principalmente provenienti da quei paesi che stanno entrando a far parte dell'UE (Romania, Bulgaria ecc.).
L'ingresso di questi stati, che sono caratterizzati da mercati finanziari ancora troppi liquidi, piccoli e marginali, comporta dei rischi, ha sostenuto nel suo intervento Claudio Costamagna, co-head of European Investment Banking Goldman Sacks International.
Se l'obiettivo della costruzione europea è un'integrazione politica e non solo economica, l'allargamento di maggio potrebbe essere un passo indietro.
"Per un'integrazione politica occorrono, infatti, – afferma Costamagna - radici culturali e politiche comuni, che se inizialmente venivano garantite dalla comunanza di esperienze dei fondatori delle prime sei nazioni, con l'allargamento a 25 non possono che scomparire: non le ha la stessa Gran Bretagna, che si avvicina più agli USA, e non le ha neanche la Spagna che si rivolge principalmente al Sud America".
Per riprendere la corsa all'integrazione politica e trasformare l'Europa in una grande area di libero commercio occorre rischiare molto e avere obiettivi ambiziosi. Solo in questo modo si creerebbero i vantaggi per continuare nella costruzione politica e per fare da contrappeso alla potenza economica americana e, in un futuro vicino, anche cinese.
Ancora di possibili rischi, evidenziati peraltro da una corsa alla delocalizzazione planetaria, ha parlato anche Mario Garraffo, senior advisor General Electric e presidente dell'Associazione Laureati. Garraffo concorda sul fatto che i "nuovi condomini" hanno ben poco a che spartire con la vecchia Europa, ma è anche convinto che essi possano rappresentare una nuova frontiera, avvalorando la teoria del Premio Nobel per l'Economia Kuznet, di come esista una accelerazione dei tassi di sviluppo più veloce per le economie nuove.
Se da un lato, quindi, questa integrazione può inizialmente apparire come un rischio troppo alto, dall'altro va anche valutato come un'opportunità che permetterà alle aziende del nostro paese di fare un ulteriore salto in avanti.
"Teniamo presente, d'altronde, che questo fenomeno di allargamento viene a inserirsi – sostiene Garraffo - in una realtà dove le difficoltà erano già esistenti. Sta alla creatività della nostra imprenditoria coglierne i benefici. Vale la pena, quindi, di lavorare in questi nuovi paesi che hanno maggiore flessibilità e minore tassazione e trarne in tal modo maggiori profitti da riportare poi in Italia per finanziare magari la ricerca, settore in cui non abbiamo saputo investire e lavorare mai molto".
Per essere competitivo sui mercati nascenti, sostiene Andrea Illy, amministratore delegato e direttore generale di Illycaffè, il nostro Paese ha una grande chance da sfruttare, quella di concentrarsi su alcune nicchie di mercato: in particolare su quella del lusso e dei prodotti di alta gamma (moda, design, velocità).
"La nostra opportunità – afferma Illy -sta proprio qui. Nessun altro paese è in grado di esprimere gusto e qualità come il nostro, se non forse la Francia. Questo è dovuto al nostro enorme patrimonio artistico e culturale, alla grande varietà dei nostri territori naturalistici e alla vasta gamma di prodotti che offrono. Inoltre, un altro punto di forza su cui dobbiamo puntare è la nostra ingegnosità".
La realtà postitiva di un'azienda come Illy è una testimonianza di come poter lavorare al meglio in una di queste nicchie: il mercato del caffè europeo è il più grande del mondo e il consumo procapite si è sviluppato in Europa in maniera elevata e molto superiore alla media mondiale.
"In questo settore - racconta Illy - il nostro Paese, primo esportatore di caffè tostato nel mondo, ha un ruolo importante da svolgere: ci qualifica una tradizione fortissima in questo prodotto, caratterizzata anche dall'utilizzo di sempre nuove tecnologie di lavorazione. L'Europa a cui guardiamo è un mercato importante ma disomogeneo: in ogni paese si consuma il caffè in mille modi diversi (sia a livello di tecniche sia di luoghi di consumo e di tradizioni). Per crescere a livello europeo si devono, quindi, sviluppare acquisizioni (multinazionali) o creare differenziazioni. Illy ha optato per lavorare in un settore di nicchia ma con una strategia globale, cogliendo i diversi e differenziati spazi ancora aperti nei vari mercati e quindi le svariate opportunità.
Sempre di opportunità ha parlato anche Giorgio Rossi Cairo, director Value Partners, sottolineando come questo allargamento può far recuperare all'Europa la sua dimensione naturale. "Lo stesso Le Goff – afferma Cairo - insegnava che essa ha come valore la diversità e i suoi confini sono indefinibili".
I nuovi "entranti" non sono paesi di frontiera, anche se spesso vengono erroneamente confusi con l'Est allargato per la storia infelice che hanno alle spalle. Stanno velocemente esprimendo il loro potenziale e la loro grande serietà nell'affrontare il mondo del lavoro e dello studio. Sono, infatti, paesi con il doppio dei nostri laureati, con una formazione tecnica e specializzata elevata, anche se tuttora bassa a livello manageriale.
Cairo ha concluso il suo intervento sostenendo che bisognerebbe guardare loro come bacini di utenza importanti in termini di crescita di mercato.
La grande attenzione e serietà data al sapere in questi paesi, visto non come un'opportunità collaterale, ma come un obbligo e un dovere da non trascurare, può essere di insegnamento per una rieducazione anche nel nostro Paese al valore della conoscenza che un tempo avevamo, e che via via abbiamo perso. In Italia si parla spesso troppo di tutto, ma non si investe sulla formazione e sulla ricerca, unici due strumenti per costruire il futuro di un paese.
La mattinata si è conclusa con la cerimonia di consegna delle medaglie d'oro ai laureati con lode dell'a.a. 2002-2003.