Non solo brevetti
Nel 2015 le domande di brevetto provenienti dall'Italia hanno registrato una crescita record del 9% rispetto al 2014, portando il paese al 18° posto mondiale per numero di richieste di brevetto (pro-capite). È quanto emerge dagli ultimi dati dell'Epo, European patent office, che ha visto 3.979 richieste di brevetto provenienti dall'Italia, di cui il 33% dalla Lombardia. I settori maggiormente in crescita sono quelli dell'informatica, della comunicazione digitale, della farmaceutica e dei sistemi di misurazione.
I brevetti riguardano lo sviluppo di nuove tecnologie, nuovi prodotti e processi produttivi. La crescita delle domande di brevetto depositate da imprese e da altre istituzioni è un segnale importante della dinamica innovativa di un paese e quindi della crescita economica di lungo periodo, che è strettamente legata al progresso tecnologico. I brevetti tuttavia rappresentano un indicatore imperfetto del grado di innovazione in un paese. L'attività brevettuale differisce notevolmente fra settori in base alle caratteristiche della tecnologia e dell'attività di ricerca e sviluppo, del mercato e delle dinamiche competitive. Tipicamente, l'attività brevettuale è più rilevante nei settori manifatturieri ad alta intensità tecnologica (biotecnologia, farmaceutica, Ict, strumenti medicali), mentre è limitata nei settori a bassa intensità tecnologica (tessile, alimentare) e nei settori dei servizi, che possono comunque essere molto innovativi. Esistono poi differenze significative fra grandi e piccole imprese, poiché i costi e la complessità delle procedure per presentare una domanda di brevetto sono spesso troppo elevati a fronte dell'incertezza del risultato. Le domande di brevetto riflettono quindi solo in parte l'attività innovativa presente in un paese.
I dati disponibili a livello di impresa suggeriscono che le imprese adottano strategie innovative che combinano diverse tipologie di innovazione: insieme all'innovazione di prodotto e di processo, è molto frequente l'introduzione di nuovi metodi di marketing o forme organizzative, che nella gran parte dei casi non si possono brevettare. Inoltre, fra le imprese innovative, la percentuale di imprese che utilizzano sistemi di protezione della proprietà intellettuale per mantenere o incrementare la propria competitività è relativamente contenuta.
Secondo gli ultimi dati Eurostat, l'Italia è il quarto paese dell'Unione Europea per percentuale di imprese innovative sul totale delle imprese (56,1% contro una media europea del 48,9): particolarmente diffuse nel paese sono le imprese che sviluppano innovazioni di processo (30,4% contro una media europea del 21,4). Tuttavia, se si guarda all'utilizzo di sistemi di proprietà intellettuale da parte delle imprese innovative, in Italia solo il 12,5% utilizza brevetti (contro una media europea del 30), il 14% la registrazione del design industriale (contro una media europea del 25), il 28,6% marchi (contro una media europea del 40).
Per valutare il grado di innovazione di un paese, è quindi necessario integrare l'analisi dell'attività brevettuale con l'analisi di altri indicatori di innovazione. Uno strumento importante a tal fine è costituito dall' Innovation union scoreboard, che fornisce una panoramica sull'innovazione nei diversi paesi europei, attraverso l'analisi di un set di 25 indicatori che catturano i fattori facilitanti l'innovazione (risorse umane, sistema di ricerca, investimenti finanziari in ricerca), l'attività innovativa delle imprese (input e output) e l'impatto dell'innovazione sul sistema economico. Lo sviluppo di questo tipo di analisi sarà sempre più importante in futuro per comprendere le reali capacità innovative di un sistema e, soprattutto, per adottare politiche mirate a sostegno dell'innovazione e della competitività dei paesi.