Nel segno (digitale) di Greta e Mark
Nella continua caccia ai follower, con l'eterna paura che i like si trasformino in unlike con un semplice tap, anche l'essenza stessa del leader nel secolo digitale muta a una velocità a cui non siamo abituati. Eppure alcuni tratti dei nuovi leader, quelli che nati in questi anni saranno studiati e ricordati anche nei prossimi decenni, stanno emergendo proprio grazie al mondo accelerato in cui viviamo.
Un tratto distintivo è sicuramente la resilienza. Ne è un testimone l'imprenditore Mark Zuckerberg che solo apparentemente con lo scandalo di Cambridge Analytica ha perso la fiducia di cui era circondato. Solo apparentemente perché di fatto non l'ha persa tra gli oltre 2miliardi di users di Facebook tanto da immaginare che, al pari di una nazione, con Libra possa "battere" moneta, per quanto ovviamente digitale.
Dalla resilienza passiamo alla comunicazione. Il vincitore assoluto, anzi la vincitrice assoluta, è la giovanissima Greta Thunberg. Il simbolo dei centennial ha fatto sentire la sua voce tornando al passato. Non ha cinguettato o condiviso una story ma ha scritto un cartello (poi amplificato dai media on e off line) grazie al quale è arrivata al cuore e alle menti di miliardi di persone entrando così dalla porta principale nelle stanze dei bottoni di quelle istituzioni che non vuole abbattere come un qualsiasi populista ma semplicemente spronare ad agire.
Questi due tratti, resilienza e capacità comunicativa, si saldano strettamente a due caratteristiche consolidate dei leader e che hanno a che fare con i contenuti: capacità di visione e di innovazione. Non può infatti esistere un leader che non sappia guardare al lungo periodo e non sappia determinarlo grazie alla sua capacità di innovare, anche muovendosi su un terreno borderline. Per questo la politica, non solo italiana, oggi non è più il terreno fertile in cui possa crescere un leader: in politica, già da sempre alla ricerca dei voti, con l'avvento dei like l'attenzione al breve periodo ha preso il sopravvento, soppiantando la capacità di guardare al futuro.
A spronare i centennial verso una visione di lungo periodo non può essere solo una loro coetanea. Fornire loro gli strumenti, soprattutto metodologici, per comprendere criticamente passato, presente e futuro è il compito dell'università. Un compito che in Occidente, l'università adempie da oltre un millennio e che Bocconi vuole continuare ad adempiere anche quando gli strumenti cambiano e prendono nomi quali data science, machine learning o algoritmo.