Contatti

Nel mondo senza frontiere anche i divorzi sono globali

, di Giorgio Sacerdoti
Ne nascono conflitti di giurisdizione non facili da risolvere. In Europa, almeno, bisognerebbe mettersi d'accordo

Globalizzazione è sinonimo di traffici, di finanza, di internet e anche di movimenti di persone, siano essi poveri immigranti o manager per così dire senza fissa dimora. Si comincia con uno scambio Erasmus, uno stage oltremare, ed ecco si viene a far parte di un mondo cosmopolita, per sedi di lavoro, viaggi, abitudini e infine famiglia.

I matrimoni misti per nazionalità, razza, religione sono all'ordine del giorno. Coinvolgono non solo gli executive, gente dello spettacolo e funzionari internazionali. Basta una bella vacanza in qualche villaggio turistico o un periodo di studio all'estero per trovarsi un coniuge dell'altra parte del mondo. Se l'amore è cieco e non conosce confini, lo stesso non può dirsi dei divorzi che seguono in misura forse più che proporzionale, quando la moglie (o il marito) non sono "dei paesi tuoi".

A quale tribunale deve o può rivolgersi il coniuge che vuole mettere una pietra sopra un'esperienza di vita finita male? I conflitti tra diverse giurisdizioni sono all'ordine del giorno. La diversità di leggi e di mentalità dei giudici fa sì che ci siano molte differenze in materia di affidamento dei figli ma soprattutto di oneri di mantenimento a carico del coniuge più ricco a seconda dell'autorità cui ci si rivolge. Di qui il 'forum shopping' dei divorzi. Al coniuge ricco, specie se colpevole, conviene ricorrere per primo a un tribunale di un paese di manica stretta per non essere spennato dalla ex-dolce metà.

Logica vorrebbe che almeno in Europa ci si metta d'accordo su quale debba essere il paese di volta in volta competente e quale legge sia applicabile, per esempio quella dell'ultimo domicilio comune. Più facile da dirsi che da farsi. Un progetto della Commissione europea si è arenato per l'opposizione della Svezia che insiste per l'applicazione della propria legge, nel timore di dover riconoscere la sharia musulmana del loro paese d'origine in divorzi tra immigrati dal mondo islamico.

Per evitare la paralisi, un gruppo di paesi dell'Unione, tra cui l'Italia, ha proposto di ricorrere ad una "cooperazione rafforzata", una procedura che consente ad almeno otto stati di procedere senza gli altri che possono non partecipare. L'euro ne è stato il più illustre antesignano. Si tratta però di un meccanismo macchinoso (infatti non è mai stato finora utilizzato) concepito per superare veti politici su grosse questioni. Il fatto che vi si pensi invece a proposito di divorzi internazionali la dice lunga sull'evoluzione del nostro mondo quasi senza frontiere (non solo per pochi fortunati).