Napolitano: il futuro ha bisogno dell’Europa
"Non c'è paese e non c'è governo che possano contestare la radicale novità costituita dalle dimensioni che le principali sfide e minacce del nostro tempo sono venute assumendo. Dimensioni tali da non poter essere fronteggiate attraverso politiche ristrette nell'orizzonte dei nostri stati nazionali e dei loro poteri e neppure attraverso incerte e deboli forme di collaborazione intergovernativa". Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nel portare il suo saluto alla comunità bocconiana, in occasione dell'inaugurazione dell'anno accademico 2006-2007, ha sviluppato alcune riflessioni sullo stato della costruzione europea. |
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Che una "domanda di Europa" stia crescendo anche all'estero dell'Unione è testimoniato, secondo Napolitano, dalla pressante richiesta che è stata rivolta nei mesi scorsi all'Europa perché assumesse la responsabilità della missione di pacificazione in Libano e nel Medio Oriente su mandato dell'ONU. "In questa occasione l'Unione ha saputo, con decisione unanime, dare una risposta positiva. E non dirò quali apprezzamenti io abbia dovunque raccolto per il determinante contributo offerto dall'Italia" ha aggiunto la più alta carica dello Stato.
"Siamo impegnati a dare il massimo contributo affinché l'Unione Europea esca dall'empasse politica e istituzionale in cui si trova, e in modo particolare riesca a svolgere un'azione incisiva nella sfera delle relazioni internazionali", ha detto Napolitano, che ha anche affermato il proprio impegno personale per sollecitare il rilancio del processo di integrazione europea, convinto di interpretare così il suo ruolo istituzionale "nell'interesse del paese e in nome delle sue forze rappresentative che si riconoscono nella scelta europerista al di là dei diversi schieramenti". |
Il trattato costituzionale europeo, firmato a Roma nell'ottobre del 2004, è stato in seguito ratificato solo da 18 dei 27 paesi che lo avevano sottoscritto. Il colpo più grave è venuto dal "no" prevalso nei referendum di Francia e Olanda (peraltro paesi fondatori della Comunità Europea), in seguito al quale altri 7 paesi hanno sospeso la ratifica. "C'è in Europa chi pensa forse di potere aggirare tale difficoltà – ha detto Napolitano – spingendo nel limbo più incerto la materia istituzionale e puntando solo su una ripresa di iniziative di politiche europee su temi particolarmente avvertiti dall'opinione pubblica, come se queste potessero perseguirsi senza un complessivo adeguamento del sistema dei poteri e dei meccanismi decisionali dell'unione". Fortunatamente secondo il Presidente della Repubblica questa illusione non è condivisa dalle più alte autorità istituzionali né di un paese chiave come la Germania (che assumerà la presidenza semestrale del consiglio dal 1° gennaio 2007), né di paesi come l'Ungheria che sono stati partecipi dell'allargamento a est dell'Unione. Per il futuro, molto dipenderà anche dalle elezioni presidenziali francesi della prossima primavera. Del resto, secondo il Presidente non mancano segnali di consapevolezza da parte della Francia, da sempre protagonista della vicenda storica europea, dell'impossibilità di restare in una posizione di isolamento rispetto alla crisi del progetto di costituzione europea. La recente scelta di impegno internazionale tramite la missione in Libano può rappresentare un segnale positivo in questo senso. Diverso è invece il caso della Gran Bretagna. Già Winston Churchill in due famosi discorsi del 1946 e del 1948 dichiarava l'estraneità della Gran Bretagna rispetto alla costruzione degli Stati Uniti di Europa, che il paese si proponeva di sostenere insieme ad America e Russia dall'esterno, come amici e sponsor. "Non può però non colpire oggi il disimpegno dalla ratifica di un trattato non solo solennemente firmato, ma approvato in sede di conferenza intergovernativa dopo che pressanti esigenze e tradizionali posizioni britanniche – preoccupate in particolare per una possibile espansione strisciante delle competenze e degli interventi dell'Unione, e per essa della Commissione – avevano trovato nel testo finale largo accoglimento", ha osservato Napolitano. In un questo quadro di difficoltà, il Presidente ha sottolineato il ruolo delle università come centri avanzati di formazione e di ricerca, all'interno di uno spazio, quello dell'Europa comunitaria, in cui si sono create condizioni nuove di libertà, studio e scambio per milioni di giovani, base per una visione più ricca del comune patrimonio europeo. "Di qui la possibilità – ha concluso il Presidente – che i nostri atenei e istituti di ricerca rafforzino la loro capacità di attrazione e la loro funzione ben oltre i confini di ogni singolo paese, in qualche modo riallacciandosi al carattere originario delle prime università sorte in Europa, che nacquero come comunità di docenti e di studenti che provenivano dalle più disparate regioni del continente". |
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