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Clerici, De Pra e Salviotti |
Un esempio di vita vissuta. Milano, primavera 2012, evento sui social media con 200 persone in rappresentanza del tessuto produttivo milanese e dell'hinterland. Il tema dell'evento è di estrema attualità: i social media in azienda sono una minaccia o un'opportunità? Inizia la presentazione di uno degli speaker. Una slide colpisce l'attenzione. È un'infografica che mostra cosa succede nel web ogni 60 secondi: più di 600 nuovi video caricati su YouTube, per un totale di oltre 25 ore di materiale girato; oltre 98.000 tweet; oltre 695.000 status update su Facebook; oltre 1.500 post su Blog e affini. Un'immagine sicuramente utile per tenere l'ascoltatore in contatto con il relatore. C'è solo un piccolo particolare: in nessun punto dell'infografica compare la fonte. Dalla platea arriva la domanda: "Dove ha preso questa immagine?". Dopo un attimo di esitazione e qualche colpo di tosse il relatore prende tempo: "Dal web, non ricordo precisamente la fonte ma posso approfondire e fargliela avere".
Ecco un esempio concreto di cattivo utilizzo del web e dei social media. Un manager esperto di marketing online, nel tentativo di dare forma alla propria presentazione, ne ha trascurato la sostanza. Ha trovato un'immagine accattivante e l'ha usata senza interrogarsi sulla qualità delle informazioni riportate. L'immagine in questione è molto popolare sul web e chi si occupa di social media prima o poi ci si è trovato di fronte. Purtroppo però in nessuna delle oltre 160.000 citazioni online vengono esplicitate le fonti dei dati in essa rappresentati. Il messaggio che emerge da questo episodio è molto semplice: quando si parla di contenuti generati dagli utenti, non sempre la quantità coincide con la qualità. Anzi, è l'elevata quantità ad aumentare la probabilità di imbattersi in contenuti di scarsa qualità. Questo rischio è stato efficacemente descritto dallo scrittore americano Nicolas G. Carr, secondo il quale il fenomeno dei contenuti generati dagli utenti e la loro diffusione su web non ha fatto altro che consolidare e diffondere una sorta di ignoranza di massa. Per evitare di incappare nell'ignoranza di massa quando si cercano contenuti online, due sono gli aspetti da considerare. Il primo è che, sebbene tutti gli utenti abbiano la possibilità di partecipare alla diffusione di informazioni e conoscenza, solo una piccola parte degli internauti contribuisce in modo concreto alla generazione di contenuti online. Questo fenomeno, di natura empirica, è definito participation inequality. Il secondo è che gli stessi strumenti che consentono agli utenti di pubblicare contenuti di scarsa qualità danno anche la possibilità di esercitare una sorta di controllo collettivo sulle informazioni del web. Come evidenziamo in un recente volume (Comunicare 2.0. Lavorare con gli strumenti del nuovo Web), edito da Apogeo, il principio della participation inequality ci dice che, teoricamente, è possibile concentrare la ricerca di informazione di qualità solo su una parte piccola di utenti, rispetto agli oltre 2 miliardi di navigatori. Una volta individuate le fonti di informazione o conoscenza che si ritengono di valore per la propria professione, è fondamentale partire sempre da queste per orientare la propria ricerca. Il che può essere senza problemi il sito istituzionale di una società di ricerca di mercato, come il Blog personale di un personaggio d'azienda, purché siano rispettati criteri quali accuratezza, ragionevolezza, credibilità e confermabilità. Il principio del controllo sociale contrasta l'ignoranza di massa in quanto limita la diffusione di contenuti di scarsa qualità. La pubblicazione di un commento a una notizia o l'attribuzione di un voto di feedback consentono di assegnare credibilità a un contenuto, che va comunque poi approfondita in caso si voglia utilizzare quella risorsa per una citazione o per motivi professionali. Se poi la fonte è ritenuta autorevole o se fonti ritenute autorevoli hanno votato, citato o utilizzato quel contenuto, allora lo stesso potrebbe essere sfruttato con maggiore serenità, o quanto meno con minori rischi di sentirsi rivolgere domande imbarazzanti durante una presentazione.