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Mercati, società, lavoro: è l’ora delle riforme

, di Andrea Celauro
La seconda giornata parigina del forum “Economia e società aperta”

Non puntare sul protezionismo economico, che potrebbe portare a effetti involutivi sui processi di riforma nei paesi membri: è l'invito che Mario Monti, presidente della Bocconi, ha indirizzato ieri alla Francia, che si appresta a dare il via al proprio turno di presidenza all'Unione europea. Un invito che è giunto durante i lavori del convegno sulle imprese europee e il mercato unico, il primo dei tre appuntamenti che si sono tenuti ieri a Parigi nell'ambito del forum Economia e società aperta, organizzato da Bocconi e Corriere della Sera presso l'Università di SciencesPo.

La scelta d'indirizzo francese potrebbe infatti ricadere sulla tutela e la protezione, un termine che per Monti potrebbe risultare "ambiguo e pericoloso": "Pur capendo le motivazioni di politica interna, temo la reazione in altri paesi europei", ha ribadito Monti, aggiungendo che per l'Italia ciò rappresenterebbe "una scusa per immaginare uno scenario protezionistico" e non dar luogo, dunque, a quelle riforme strutturali che sono invece necessarie. Piuttosto, suggerisce il presidente dell'ateneo milanese, meglio sarebbe puntare "sull'Europa della sicurezza e non della protezione, considerando anche la rilevanza che ha il tema dell'immigrazione".

E un appello a non imboccare la strada protezionistica, questa volta indirizzato al prossimo Consiglio europeo (la riunione dei capi di stato e di governo dei paesi membri dell'Unione), è partito anche dal ministro per il commercio internazionale italiano Emma Bonino: "Spero che non vengano date risposte sbagliate orientate al protezionismo", ha detto il ministro, "ma che si vada nella direzione opposta, verso una maggiore concorrenza".

Ma la giornata parigina di Economia e società aperta si è caratterizzata anche per il dibattito sui due temi stringenti: il grado di apertura delle nostre società latine verso le donne e i giovani e il mercato del lavoro.

Riguardo al primo tema, a delineare un quadro tutt'altro che roseo sono stati Francesco Billari e Paola Profeta. E se Billari, direttore del Centro Dondena di ricerca sulle dinamiche sociali della Bocconi, ha ricordato "che gli italiani entrano nella vita adulta e fanno figli sempre più tardi" (a metà degli anni '90 l'Italia ha toccato il minimo di 1,2 nati per ogni donna), Paola Profeta ha puntato il dito verso la discriminazione che la nostra società rivolge al ruolo professionale della donna. "Le donne hanno superato l'ostacolo dell'istruzione, ma non quello che limita l'ingresso nel mondo del lavoro", ha commentato la docente di scienza delle finanze della Bocconi ed esperta di economia di genere. Non solo, quello del basso livello di impiego femminile è un dato che finisce per impattare sull'economia del paese: "Se 100 mila italiane in più lavorassero", aggiunge la Profeta, "il pil aumenterebbe dello 0,28%".

Il mercato del lavoro e la flexsecurity. Qui la ricetta emersa dal convegno che si è tenuto nel pomeriggio è chiara: la strada da imboccare è quella del contratto unico, come hanno sottolineato Tito Boeri, ordinario di economia del lavoro in Bocconi e Pietro Garibaldi, professore di economia politica a Torino. Un contratto che preveda l'inserimento, la stabilizzazione e l'assunzione a tempo indeterminato nell'arco di tre anni. "Il contratto unico", puntualizzano Boeri e Garibaldi, "dovrebbe diventare il canale principale di ingresso nel mondo del lavoro, per risolvere una situazione che vede le aziende non investire più in formazione per i dipendenti e che vede i lavoratori demotivati sapendo che il contratto andrà a terminare".