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Manca il gas, ci salva la crisi economica

, di Fabio Todesco
Le dinamiche degli approvvigionamenti in un paper dello Iefe, secondo cui il rallentamento produttivo abbia attutito le conseguenze dello scontro russo-ucraino

Da quando, nella notte tra il 6 e il 7 gennaio, la Russia ha chiuso i rubinetti del gas che, attraverso l'Ucraina, arriva in Europa, all'Italia è venuto a mancare il 33% delle importazioni. Non potendosi superare il vincolo della capacità dei gasdotti, le importazioni da Algeria, Nord Europa e Libia possono aumentare solo marginalmente e non resta che dare fondo agli stoccaggi. A rendere sostenibile lo shock è paradossalmente la crisi economica, come dimostrano le cifre analizzate da Clara Poletti, Federico Pontoni e Antonio Sileo in Quanto ci manca il gas russo?, un paper di prossima pubblicazione nel sito dello Iefe, l'Istituto di economia e politica dell'energia e dell'ambiente dell'Università Bocconi.

Confrontando domanda e offerta di una stessa giornata lavorativa del gennaio 2008 e gennaio 2009, i tre ricercatori evidenziano che il forte aumento di domanda per riscaldamento (passato da 192 a 235 milioni di metri cubi al giorno a causa della maggiore rigidità del clima) è parzialmente bilanciato dalla diminuzione della domanda per uso industriale (da 52 a 33 milioni) e per produzione di energia elettrica (da 107 a 96). I consumi totali ammontano perciò a 375 milioni di metri cubi al giorno, 12 più dello scorso anno, ma ben distanti dai 410 del 2006, l'ultimo inverno climaticamente comparabile all'attuale.

Un'altra, meno drammatica contesa tra Russia e Ucraina era stata tra le concause, proprio nel 2006, di una crisi che aveva trovato impreparato il sistema italiano, che aveva depauperato nei mesi precedenti le scorte di gas per produrre energia elettrica. Oggi le scorte ammontano a 13,7 miliardi di metri cubi (5,1 dei quali considerati "strategici" e non consumabili se non in situazioni di emergenza) e, dal primo giorno del blocco, sono state consumate al ritmo di circa 180 milioni di metri cubi al giorno. Il clima resta la variabile determinante, ma si può ragionevolmente affermare che le scorte italiane possono durare alcune settimane.

La dipendenza italiana dal gas russo è in linea con quella media europea, ma questa varia dalla dipendenza pressoché totale dei paesi dell'Europa orientale a quella marginale delle nazioni più occidentali. A causa della mancanza di un mercato europeo del gas, la situazione di Slovacchia, Bulgaria, Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Turchia, Croazia e Grecia, evidenziano i tre ricercatori, si è già fatta drammatica.