L’Unione ristagna: quindici anni senza slancio
Se ci interrogassimo su quali sono i traguardi più recenti dell'integrazione europea, probabilmente molti risponderebbero la moneta unica e l'allargamento a Est. A ben vedere, però, si tratta di risultati raggiunti grazie a decisioni prese agli inizi degli anni Novanta, più di quindici anni fa. La moneta unica, come è noto, nasce con il Trattato di Maastricht nel 1991, mentre l'allargamento viene lanciato a Copenaghen nel 1993. Cosa è successo da allora? L'impressione è che sia successo ben poco di straordinario e che l'Europa si sia dedicata piuttosto all'ordinaria amministrazione. Il motivo? Le istituzioni europee sono affette da un serio problema d'inefficienza decisionale e di scarsa democraticità.
In cosa consiste l'inefficienza decisionale? In generale è la bassa probabilità di formare coalizioni vincenti. L'istituzione centrale nel processo legislativo europeo è il Consiglio dei ministri. In esso le decisioni vengono assunte a maggioranza qualificata (circa il 72%), con voti pesati (i paesi più piccoli pesano proporzionalmente di più). Con il passaggio dai 15 agli attuali 27 membri, la probabilità di formare una coalizione vincente è scesa dal già scarso 8% all'attuale 2%: troppo poco per sognare un'Europa ambiziosa e decisionista. Qual è il problema? La soglia di maggioranza del Consiglio è troppo alta. Questo fa sì che ogni volta che si aumenta il numero dei membri, la capacità decisionale si abbassa. Il 2% attuale deriva da uno sciagurato accordo concluso nel 2000 a Nizza, quando non si pensò che il migliore modo per preparare l'Europa all'arrivo dei nuovi membri sarebbe stato quello di ridurre la soglia. Invece gli stati assunsero un atteggiamento di prudenza: per il timore di perdere sovranità la soglia rimase alta. Oggi qualsiasi decisione a maggioranza richiede l'assenso di troppi paesi. Ne risultano decisioni modeste, compromessi al ribasso, mancanza di slancio.Un altro problema è la scarsa democraticità. Il sistema attuale assegna troppo peso ai paesi medio-piccoli. Oggi il Lussemburgo ha in Consiglio un potere che è solo otto volte inferiore a quello della Germania, a fronte di una popolazione che è inferiore di 180 volte. Come dire che ogni cittadino tedesco conta in Consiglio 23 volte meno di un cittadino lussemburghese. Questo è, in numeri, quello che normalmente si chiama deficit democratico. Il problema della democraticità si è aggravato con l'allargamento, perché i nuovi 12 sono in gran parte paesi medio-piccoli. La loro quota di potere è infatti il 31% del totale, mentre la loro popolazione è solo il 22%. Se poi consideriamo il ruolo giocato dal grado di euroscetticismo/euroentusiasmo di ciascun paese, l'attuale sistema di voto dà ai 12 ulteriori chance di essere cruciali nelle decisioni. Il loro potere aumenta, a scapito degli equilibri democratici nell'Unione.Quella di oggi è un'Unione ferma, incapace di decidere e soggetta all'opposizione dei paesi meno rappresentati. I vecchi assi decisionali che i decenni scorsi ne avevano assicurato il progresso sono oggi più deboli. Non stupisce allora che la dinamica politica recente sia più 'intergovernativa', con un ruolo eccessivo svolto dal Consiglio europeo, dove però i capi di stato decidono per consenso, assoggettati al veto dell'euroscettico di turno.Che fare? Un grosso passo avanti sarebbe la ratifica finale del Trattato di Lisbona, con un nuovo meccanismo di voto e la nuova figura del presidente dell'Unione. Migliorerebbe drasticamente l'efficienza (dal 2% al 14%) e la democraticità (i paesi dell'Est avrebbero un potere pari alla quota della loro popolazione). Il presidente svolgerebbe un ruolo di agenda setter, di cui si sente la mancanza in un'Unione così allargata. Finora, i tentativi di ratifica hanno avuto gli esiti più imprevedibili. Pochi giorni fa ha firmato la Polonia, dopo molti tentennamenti. La sua fetta di potere si riduce, presumibilmente la torta sarà più grande. A tutt'oggi manca solo la ratifica ceca. Ciò è poco comprensibile, visto che con il nuovo metodo di voto la Repubblica Ceca avrà grosse chance di giocare un ruolo chiave nelle future maggioranze.