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Luigi Guatri nuovo presidente dell’Associazione Amici della Bocconi

, di Anna Boccassini
Eletto dal CdA Bocconi il 9 giugno scorso


Luigi Guatri

Il vicepresidente dell'Università Bocconi Luigi Guatri è il nuovo presidente dell'Associazione Amici della Bocconi. Lo ha nominato il Consiglio di Amministrazione della Bocconi il 9 giugno scorso, dopo le dimissioni dalla presidenza da parte di Emanuele Dubini, che ricoprirà ora la carica di presidente onorario.

Dubini aveva ufficializzato le proprie dimissioni nel corso dell'assemblea dell'Associazione tenutasi lo stesso giorno, subito prima del CdA.

L'assemblea è stata anche l'occasione per uno speech di Achille Marzio Romani dal titolo "Milano 1922: quando Mussolini assolse l'Università Bocconi".

Un episodio lontano e ignorato dai più che, secondo Romani, dimostra come, anche in uno dei periodi più bui della nostra storia recente, la Bocconi seppe difendere gelosamente la sua autonomia, la sua libertà e il suo modo di costruire e di diffondere il sapere.

L'episodio si riferisce al febbraio del 1922, quando, davanti alla sede di via Statuto, l'allora rettore Angelo Sraffa subì un tentativo di aggressione da parte di un gruppetto di persone. Un'aggressione da inquadrarsi nel difficile momento che precedette la Marcia su Roma, e da leggersi come uno dei tanti episodi che in quel periodo turbarono la vita italiana in generale e quella universitaria in particolare.

Il fatto ebbe grande rilievo sulla stampa cittadina, che fu per lo più unanime nel condannarlo, riportandolo alla mancata concessione di nuove sessioni di esami in favore degli studenti ex combattenti e a una frase offensiva nei confronti di questi, falsamente attribuita a Sraffa.

Il "Popolo d'Italia" intervenne però con un duro articolo, in cui attribuiva la responsabilità dell'accaduto alla "sistematica [...] ostilità alle giuste rivendicazioni degli studenti ex militari" condotta dal Rettore e dall'Istituzione. Seguirono, nei giorni seguenti, manifestazioni di solidarietà con gli aggressori da parte degli universitari fascisti di altri atenei italiani.


Su suggerimento di Alfredo Rocco, buon amico di Sraffa e apprezzato docente della Bocconi (fra l'altro molto gradito agli ispiratori della campagna contro il rettore), Sraffa affidò proprio ai capi di coloro che lo attaccavano il compito di ristabilire la verità. Propose quindi all'avv. Giulio Bergmann, Presidente dell'Associazione Nazionale dei Combattenti, di esaminare i fatti, chiedendogli di estendere l'invito all'on. Mussolini, direttore de "Il Popolo d'Italia" e allo stesso on. Rocco, ex-direttore de "L'idea Nazionale".

La commissione completò i lavori in un sol giorno, e pervenne a conclusioni di fatto favorevoli alle tesi del rettore: "la Bocconi è retta con criteri assai più rigidi di quelli seguiti ormai per abitudine nota nelle Università dello Stato – vi si legge –. La commissione ritiene di dover lodare questa austerità di criteri tanto più necessaria in una Università libera, come la Bocconi, il cui prestigio è in stretta relazione anche con la serietà dei metodi e con la esemplare disciplina, dai quali coefficienti traggono maggior valore i diplomi e maggiori vantaggi i laureati".

La vecchia sede Bocconi di via Statuto (1902-1941)

La relazione si concludeva con l'auspicio che la corretta e serena interpretazione dei fatti valesse "a ricondurre piena armonia nell'istituto, il quale nella sua salda compagine e nella sua ascensione di forze e di credito, in Italia e all'Estero, rappresenta una cospicua parte dell'attività culturale cittadina e italiana".