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Lotta dura con una paura

, di Giuseppe Marino - professore associato di diritto tributario all'Università di Milano e direttore del Master in diritto tributario dell'impresa alla Bocconi
Da fine aprile i nuovi obblighi di segnalazione. L'amministrazione riuscirà a non annegare in troppe informazioni?

Proviamo a mettere da parte i casi che riguardano personaggi famosi, non sufficienti a esaurire il ragionamento su uno dei mali più profondi della nostra società: l'evasione fiscale.

Il dibattito sugli strumenti di contrasto non ha generato i risultati sperati se è vero che l'evasione ancora rappresenta una fetta importante del pil. Panorama del 20/12/2007 riporta che nel 2006 si è aggirata su 1,3 miliardi di euro, in aumento del 113% rispetto a due anni prima, ed entro la fine del 2007 potrebbe sfiorare i 2 miliardi.

Anzi, è probabile che detti strumenti abbiano finito per esasperare i contribuenti onesti attanagliati nell'inferno dell'emerso, a vantaggio dei disonesti che se la godono nel paradiso del sommerso.

Non si può escludere, purtroppo, che ad alimentare il sommerso siano proprio i contribuenti onesti che, quando si tratta di consumare il reddito risparmiato al netto delle imposte, cadono nella tentazione di vedere il loro costo della vita decurtato dall'Iva accettando di pagare in nero: contante o assegni intestati "a me medesimo" e opportunamente girati.

Si tende a escludere con convinzione che l'evasione possa annidarsi nella grande impresa, come spesso si insinua. Ma non perché chi fa grande impresa è guidato da un diverso senso civico, quanto perché il management è meno incline ad accettare (l'idea) di finire in galera per avvantaggiare la proprietà, soprattutto se frazionata e diffusa. Piuttosto, è l'elusione fiscale, nazionale e internazionale, che gravita nell'orbita delle grandi imprese, ma per quella il fisco deve attrezzarsi con un'attività di intelligence poiché si tratta di interpretare diversamente una realtà in emersione, ma giammai di avventurarsi nel mondo del sommerso.

Se si condividono queste riflessioni, allora si condividerà che tutte le soluzioni di contrasto all'evasione fiscale che allettano il contribuente onesto a dichiarare i propri consumi portandoseli in deduzione dal reddito sono e saranno sempre fallaci: l'evasore offre sempre uno sconto al ribasso tale da disincentivare l'utilizzo di tali opportunità (differite), spesso costruite su archetipi ridicoli e barocchi (il pensiero va alla deduzione delle spese di ristrutturazione della casa). Che fare allora?

Probabilmente niente, aspettare che la primavera incalzi. Il 16 novembre 2007, il consiglio dei ministri ha approvato il dlgs di recepimento della Direttiva europea sulla prevenzione dell'utilizzo del sistema finanziario a scopo di riciclaggio dei proventi di attività criminose e di finanziamento del terrorismo. Molte le novità. Innanzitutto, il limite per l'obbligo di identificazione della clientela è stato portato a 15.000 euro, mentre il limite di 12.500 euro per il trasferimento di denaro contante o di libretti o di titoli al portatore tra soggetti non abilitati è stato abbassato a 5.000 euro. Inoltre, nascerà l'Unità di informazione finanziaria che riceverà direttamente, o tramite gli ordini professionali, le segnalazioni di operazioni sospette.

Dal 30 aprile 2008 sarà vietato il trasferimento di denaro, libretti o titoli al portatore in euro o in valuta estera quando il valore dell'operazione, anche frazionata, è complessivamente pari o superiore a 5.000 euro (il trasferimento può però essere eseguito tramite banche, istituti di moneta elettronica e Poste Italiane). Dalla stessa data, inoltre, ciascuna girata dovrà recare il codice fiscale del girante. Gli assegni bancari e postali emessi per importi pari o superiori a 5.000 euro devono recare il nome o la ragione sociale del beneficiario e la clausola di non trasferibilità.

Ecco, la speranza è che i risultati della vera lotta all'evasione non arrivino più dagli obsoleti strumenti giuridici tributari finora utilizzati, quanto piuttosto dalla metamorfosi che si registrerà dei modi di circolazione del denaro e che comporterà l'effetto di vivere in un 'grande fratello' finanziario.

Tempi duri si prospettano per la piccola grande evasione: si passerà da un regime di lacerazione sociale tra 'segnalati' e 'non segnalati' a uno di soli 'segnalati'. Con un rischio, sul quale sarebbe opportuno spendere una riflessione preventiva: la mole di segnalazioni che si riverseràrischierà di rendere tutti visibili ma di fatto imprendibili. Qui è la vera sfida per l'amministrazione finanziaria: nuotare in un mare di informazioni cercando non solo di non annegare, ma di trarne giovamento.