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Lobbisti fuori dall'ombra

, di Paolo R. Graziano - associato presso il Dipartimento di analisi delle politiche e management pubblico della Bocconi
In democrazia i gruppi di pressione sono legittimi, il problema piuttosto è la loro regolamentazione, così da arginare il fenomeno della corruzione

Che differenza c'è tra lobbying e corruzione? Una domanda che si sente spesso e che la dice lunga circa la confusione e i pregiudizi che circondano un fenomeno ben noto agli studiosi dei regimi democratici. Sgombriamo subito il campo da possibili dubbi: non può esistere una democrazia senza che sia data possibilità a cittadini rappresentativi della società civile di cercare di influenzare i processi decisionali al di fuori del momento elettorale.

Paolo R. Graziano

La corruzione è illegale (e illegittima), mentre l'articolazione di preferenze da parte dei gruppi di pressione è pienamente legale e legittima. La legittimità e la rilevanza dei gruppi di pressione (lobby) si basano su un principio ben noto agli studiosi della democrazia: la presenza di preferenze intense, legittime in un contesto democratico, che non possono essere espresse solo con cadenza pluriennale nel contesto elettorale. Robert Dahl, tra le voci più note in tema di democrazia, ha spesso sottolineato la necessità per una democrazia funzionante di tenere conto di tali preferenze. I rappresentanti degli interessi dei lavoratori o dei datori di lavoro, per esempio, devono poter articolare le proprie nelle varie fasi del processo decisionale, in particolare in sede di definizione dell'agenda politica o di formulazione di una politica pubblica.

Tuttavia, se i gruppi di pressione sono legittimi in un qualsiasi contesto democratico, rimane il problema di come regolamentarli per evitare che si verifichi uno squilibrio strutturale nella rappresentanza degli interessi. Si tratta di un altro problema ben noto in letteratura. L'unico modo per evitare derive di sovra-rappresentanza strutturale degli interessi è quello di regolamentarli in modo sistematico, rendendo il funzionamento dei gruppi di pressione trasparente e responsabile. Sotto tale profilo, le democrazie contemporanee si differenziano in modo significativo: ad esempio, gli Stati Uniti si sono da tempo dotati di una regolamentazione piuttosto stringente che disciplina in modo puntuale l'azione dei gruppi.

Ciò non significa tuttavia che gli Usa abbiano risolto i problemi di sovra-rappresentanza: Schattschneider sviluppa una critica serrata, per molti versi valida ancora oggi, intorno alla possibilità di ridurre il pericolo di una sovra-rappresentanza degli interessi tramite una mera regolamentazione, riassumibile nella sua celebre metafora secondo cui la società pluralista (americana) è paragonabile ad un coro in cui si sentono distintamente voci con un forte accento upper-class. Democrazie diverse da quella americana (come alcune democrazie europee) hanno cercato di superare il modello pluralista, promuovendo sistemi neocorporativi in cui alcuni interessi vengono strutturalmente considerati più importanti di altri. Anche in questo caso, però, il coro continua a far prevalere alcuni interessi (come quelli di grandi aziende oppure di lavoratori con contratti standard rispetto a lavoratori atipici scarsamente sindacalizzati).

In un contesto di democrazia rappresentativa (pluralista o neocorporativa), spetta al governo trovare il modo di equilibrare interessi partitico-politici, sostenuti da preferenze elettorali, e interessi sociali sostenuti da preferenze intense espresse dai membri di gruppi di pressione. E il governo non può che giovarsi di una regolamentazione stringente che aiuta a far emergere i comportamenti scorretti (talvolta assimilabili a corruzione) e rendere visibile la rappresentatività degli interessi dei gruppi, facilitando pertanto la scelta degli interlocutori più rilevanti ai fini di promuovere decisioni legittime.