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L’Italia nell’era del multilateralismo

, di Andrea Celauro
Frattini e Colombo inaugurano in Bocconi “I ministri degli Esteri raccontano”

Un mondo globalizzato, quello del 21° secolo, che mostra una doppia faccia: quella positiva della competizione planetaria e quella drammatica dell'emergere di nuove minacce non convenzionali. Un mondo che richiede un generale ripensamento delle istituzioni e della governante globale e una riforma nel segno del multilateralismo. Così Franco Frattini, ministro degli esteri in carica, ha delineato ieri in Bocconi le attuali e prossime sfide nello scacchiere internazionale, nel corso del primo dei sei incontri "I Ministri degli Esteri raccontano. L'Italia e il mondo negli ultimi trent'anni" organizzati da Bocconi e dalla Fondazione Ugo La Malfa, incontro al quale ha partecipato anche il sindaco di Milano, Letizia Moratti.

Sfide che per l'Italia si attuano nel solco dei due principi caratterizzanti la nostra politica estera a partire dal secondo dopoguerra, l'europeismo e l'atlantismo. La fine del bipolarismo con la caduta del muro, tuttavia, ha segnato il passaggio a una politica sul piano internazionale che non può non essere di tipo multilaterale. "In questo scenario è difficile anche per un grande attore fare da solo", ha sottolineato Frattini. "Occorre una nuova agenda internazionale: non possiamo governare il ventunesimo secolo con le regole del ventesimo e se pensiamo che regole e istituzioni non possano essere riformate commetteremmo un grave errore". Riforma della governance globale, dunque, visto che "il momento magico post guerra fredda non ha prodotto, come molti si aspettavano, un mondo più stabile e sicuro". Col riemergere dei vecchi nazionalismi e le nuove minacce terroristiche, riemerge con forza il problema della sicurezza internazionale. Non solo, caduta la logica bipolarista, ecco che anche la globalizzazione mostra il conto: "Al volto positivo della competizione tra stati e sistemi corrisponde quello preoccupante dato dalle nuove minacce. Con la proliferazione degli armamenti nucleari, nessuno può ritenersi sicuro in nessuna parte del mondo".

Cosa occorre fare oggi, secondo il ministro? "Innanzitutto, è necessario un atteggiamento proattivo: è finito il tempo della politica estera che aspetta di vedere ciò che succede. Dobbiamo proteggere i nostri interessi nazionali conservando le due direttrici del sostegno al patto atlantico e all'integrazione europea, ma anche promuovendo un ragionamento profondo sulla riforma delle Nazioni Unite. Siamo soddisfatti della risposta dell'Onu nei gravi momenti di crisi?". Ma da riformare, secondo Frattini, è anche il modello del G8, rendendolo più flessibile: "Come possiamo affrontare il tema delle emergenze alimentari senza i paesi sudamericani o africani?", si chiede il ministro, "o pensare che il mondo musulmano non abbia rappresentanti al tavolo in cui si decidono le strategie di contrasto al terrorismo?".

Un ruolo attivo nello scacchiere internazionale, quello dell'Italia, tanto da una parte che dall'altra degli attori in gioco. Il riferimento è alla situazione libanese, "dove il nostro paese è tra i pochi che possono spendere parole importanti", e ai rapporti con la Federazione russa, "con la quale siamo il paese europeo con il maggior dialogo". Ma anche ai Balcani e all'area mediterranea.

E l'impegno italiano nel processo di realizzazione di un'Europa unita è stato parte anche del racconto di Emilio Colombo, che ha ricoperto la carica di ministro degli esteri tra l' '80 e l'83 e dal '92 al '93. E proprio circa il processo di integrazione, l'attuale senatore a vita, che durante la sua carriera ha ricoperto diverse cariche, da ministro all'Agricoltura, al commercio estero, all'industria, nonché come ministro delle finanze, presidente del Consiglio e presidente del Parlamento europeo, ha voluto sottolineare il ruolo del nostro paese in Europa e l'attività di De Gasperi, "che seppe realizzare il miracolo di trasformare la debolezza di un paese sconfitto in un elemento di forza, collocando l'Italia nel processo di costruzione dell'Europa". Europa che, nelle parole di Colombo, "è stata la lente che ha consentito alla mia generazione di affrontare senza paura il futuro e di guardare alla nascita di un soggetto capace di contribuire a un nuovo ordine stabile".