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L'inefficienza dietro le sbarre

, di Tomaso Eridani
Carceri affollate come prima dell'indulto, che spendono piu' del doppio del necessario. In un paper l'efficienza del sistema penitenziario italiano

Una situazione tornata critica, con la popolazione carceraria italiana risalita vicino ai livelli che spinsero all'indulto del 2006 e con un sovraffollamento cronico causato dal fatto che l'aumento di ricettività (+5,5% nel periodo 1995-05) non ha minimamente tenuto il passo con l'aumento di detenuti (+22%). È questo il quadro che emerge da un paper di Econpubblica Bocconi che analizza l'efficienza del sistema penitenziario italiano e che sottolinea come il sistema sia distante dall'offrire condizioni accettabili per detenuti e personale e dal perseguire lo scopo della riabilitazione.

Se la soluzione può risiedere solo nel breve tempo in misure legislative o procedurali, come l'amnistia o l'introduzione di alternative alla carcerazione, in un'ottica di lungo periodo, secondo i ricercatori, va cercata invece proprio nella gestione più efficiente delle carceri. In tale ottica sembra volere muoversi il piano carceri presentato dal governo settimana scorsa.

Per valutare l'attuale efficienza del sistema il paper (curato da Alberto Zanardi, Veronica Grembi, Fabrizio Balassone e Marco Camilletti) ha studiato i dati di 142 carceri (su un totale di circa 206 presenti in Italia) per il periodo 2003-05, quello immediatamente pre-indulto. Tra i primi dati importanti che emergono, la dimensione ridotta delle carceri italiane visto che l'80% ha meno di 300 posti. Il sovraffollamento è evidenziato dal fatto che il totale dei detenuti sono il 130% della capacità ricettiva del sistema, con un tasso che eccede il 120% nell'80% delle carceri del Nord e del 50% del Sud.

Sul fronte della forza lavoro, il rapporto medio di polizia penitenziaria-detenuti è di 0,85, con valori più alti al Sud e al Centro rispetto al Nord. La spesa per il personale rappresenta il 70% del costo medio per detenuto, con il rimanente 30% che copre vitto, spese mediche, strutture, ecc.

"Guadagni di efficienza e risparmi di spese sono realizzabili attraverso miglioramenti gestionali e razionalizzazioni nella distribuzione degli organici," spiega Zanardi. "Se si tiene conto che per far funzionare il sistema penitenziario sono impegnati 43.000 agenti di polizia penitenziaria si capisce come la gestione del personale sia l'elemento-chiave dell'efficienza in questo comparto".

Raccogliendo i vari dati, infine, i ricercatori hanno elaborato un'analisi della funzione di costo delle prigioni italiane, scoprendo un tasso medio di inefficienza pari al 2,5. Ovvero, le prigioni italiane spendono 2,5 volte più di quanto necessario per essere gestite in modo efficiente, riconducibile soprattutto a un personale eccessivo e mal distribuito sul territorio. Inoltre, secondo lo studio, la spesa media per detenuto è chiaramente correlata negativamente al numero di detenuti presenti nel carcere e, dato che l'80% delle carceri italiane ha meno di 300 posti, ci sono dunque notevoli economie di scala che andrebbero sfruttate per guadagnare in efficienza.

In conclusione, dunque, i ricercatori indicano come soluzione ottimale un programma di lungo periodo di costruzione di carceri più grandi, e dunque più efficienti. Del resto, il nuovo piano del governo presentato settimana scorsa pare orientato verso un programma più mirato per le carceri prevedendo la costruzione di nuovi istituti, iter più veloci per l'edilizia carceraria e circuiti differenziati per la detenzione.

In una prospettiva più immediata "uno sforzo di ottimizzazione nell'utilizzo delle risorse - conclude Zanardi - con la chiusura di istituti fortemente sottoutilizzati, può portare in tempi relativamente brevi a risparmi di spesa strutturali e non effimeri, stimabili in prima approssimazione in almeno un centinaio di milioni".