L’ICT nelle imprese
Dopo una fase di grande euforia, nata dalle distorte aspettative createsi nei mercati finanziari, la maggior parte delle iniziative imprenditoriali legate allo sfruttamento di Internet ha attraversato un periodo di crisi. Molte di queste start-up non hanno infatti ricevuto successivi round di finanziamento, a seguito del mutato quadro di riferimento, manifestando crescenti difficoltà di sopravvivenza sui mercati. Oggi però, sembra terminata la fase dello scetticismo di ritorno, per cui qualsiasi iniziativa avesse a che fare con Internet e le tecnologie ICT doveva necessariamente essere evitata in quanto fantasiosa, con poco affidamento e rischiosa.
Viceversa, sembrano apparire condizioni, certo più restrittive rispetto al passato, che evidenziano come vi siano spazi di mercato anche profittevoli per iniziative legate a servizi erogati attraverso piattaforme digitali al mondo delle imprese.
Il segmento degli intermediari elettronici nel comparto business-to-business rappresenta un esempio tipico di questa traiettoria evolutiva. Questi operatori, noti come marketplace digitali, erano nati allo scopo di agevolare le transazioni online di beni e servizi fra le imprese, attraverso l'impiego di piattaforme digitali. La loro "promessa di valore" era legata alla riduzione dei costi di transazione per le controparti: utilizzando i servizi di questi operatori era possibile realizzare scambi fra imprese in un ambiente più trasparente, risparmiando costi legati alla ricerca delle controparti e alla presenza di asimmetria informativa fra le parti.
Nel breve tempo, tuttavia, questi operatori, come altri rapidamente inseritisi nelle attività di e-business, si sono scontrati con una serie di difficoltà.
In primo luogo la "capacità di cambiamento" delle imprese utenti, che dovevano partecipare a questi mercati virtuali, si è rivelata molto bassa, in quanto molte di queste erano piccole e medie imprese, con problemi di digitalizzazione "di base", con un vincolo rilevante di risorse finanziarie e non certo pronte ad affrontare mutamenti strutturali nei propri processi aziendali.
Secondariamente, le soluzioni e i modelli proposti da questi operatori business-to-business erano standardizzati e spesso limitati ad una o poche fasi del complesso processo di transazione fra imprese, con la conseguenza che non risultavano appetibili, in diversi casi, anche per quelle imprese che culturalmente o finanziariamente erano pronte a partecipare a questi mercati.
L'avversa congiuntura dei mercati finanziari, come ricordato, ha fatto il resto, costringendo molti di questi operatori a lasciare il mercato: alla fine del 2000 in Italia si contavano più di 120 iniziative legate ai mercati business-to-business, mentre a metà 2003 gli operatori attivi sono rimasti poco più di una trentina.
Ciò malgrado, la seconda edizione della ricerca I-LAB sui marketplace digitali business-to-business ha messo in evidenza segnali, comunque importanti, di mutamento nello scenario. Anche se gli operatori sono sensibilmente diminuiti, una manciata di essi ha raggiunto il break-even point ed è riuscita ad intermediare, complessivamente, scambi per un controvalore di oltre 720 milioni di Euro nel 2002. Gli operatori che riescono ad ottenere adeguate performance sul mercato hanno però caratteristiche molto diverse da quelle che erano presenti pochi anni fa e che sono state descritte prima: hanno un target rilevante nelle grandi imprese e non nelle piccole, hanno partner industriali e non operatori finanziari nel capitale di rischio e offrono piattaforme di transazione dinamiche (aste) integrate con altri servizi di supporto.
Tutto ciò suggerisce almeno un paio di considerazioni a proposito dello sviluppo delle tecnologie ICT. In primo luogo che la loro traiettoria di evoluzione è difficilmente reversibile, in quanto le imprese che ne fanno uso ottengono vantaggi e i servizi connessi a tali tecnologie consentono a nuovi operatori di stare sul mercato. In secondo luogo, che tale percorso non sarà né lineare, né tantomeno rapido: l'adozione di nuove soluzioni tecnologiche nell'impresa richiede un cambiamento prima culturale e poi organizzativo non semplice, e un'attenta e continua calibratura dei modelli di offerta da parte degli operatori che offrono la tecnologia e i servizi connessi.