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L'editore verticale

, di Carlo Mammola e Erica Santoni - rispettivamente docente di gestione della tecnologia, dell'innovazione e delle operation e laureata in economia aziendale e management alla Bocconi
Le nuove tecnologie hanno modificato prodotti e lettori e spinto verso nuove strategie i tradizionali player

Le caratteristiche di trasversalità, pervasività ed esternalità positiva di cui sono dotate le tecnologie digitali hanno determinato rilevanti cambiamenti tanto nella vita quotidiana che nel mondo delle imprese, ma forse nessun settore economico è stato e sarà così profondamente modificato quanto quello dell'editoria. Inizialmente si è trattato della sostanziale disintermediazione del canale distributivo, retailer e grossisti; più di recente è il ruolo tradizionalmente dominante degli editori a essere stato seriamente messo a rischio.

Carlo Mammola e Erica Santoni

Essi infatti, forti di un rilevante potere contrattuale, hanno a lungo esercitato un rigido controllo sia sui processi di produzione fisica del supporto cartaceo, libro o giornale, sia sulla distribuzione dei prodotti finiti, grazie al quale il trasferimento del testo dall'autore al lettore è sempre avvenuto in maniera lineare e unidirezionale, con l'insostituibile tramite dell'editore. Le tecnologie digitali, consentendo la dematerializzazione del prodotto, favorendo l'arrivo di nuovi competitor, in passato estranei al settore e caratterizzati da un forte background tecnologico.

Per quanto riguarda l'editoria libraria, l'e-book rappresenta la soluzione più efficace per tutta una serie di criticità storiche del settore: il costo della carta stampata, quello del canale distributivo, lo spazio limitato in libreria. L'e-book, però, per essere fruibile necessita di un supporto e ciò ha consentito ai produttori di e-book reader, che controllano l'accesso ai contenuti, di vincolare alle proprie piattaforme tecnologiche i lettori, erodendo così i margini degli editori. Un'altra minaccia proviene dagli operatori dell'e-commerce che tendono ad integrarsi verticalmente, diventando essi stessi editori. Un esempio è Amazon che, grazie anche alle elevate royalty offerte, riesce a sottrarre autori agli editori tradizionali. È difficile d'altra parte pensare a quale nuovo, diverso ed esclusivo valore aggiunto gli editori possano offrire in risposta a tali minacce. Strumenti competitivi, quali la selezione dei testi da pubblicare, le videochat con gli autori, la creazione di community di lettori con gusti condivisi e così via, possono essere replicati e proposti in maniera più efficace, tempestiva e completa dai nuovi player.

Riguardo all'editoria giornalistica, le notizie sono diffuse sul web gratuitamente e in tempo reale da una moltitudine di fonti (blog, social network, motori di ricerca e aggregatori di notizie), con un potenziale impatto negativo sulle vendite dei quotidiani. Per reagire al dilagare e proliferare delle fonti e alla progressiva commoditizzazione delle notizie le testate giornalistiche hanno l'obbligo di proporre informazioni a valore aggiunto, contenuti specialistici per area di competenza o rilevanti in virtù dell'autorevolezza dell'autore. Aspetto cruciale diventa dunque quello di raggruppare intorno alla testata firme di spicco. Al contempo, i giornali potrebbero cercare di aumentare il grado di approfondimento degli argomenti trattati, assecondando il trend in atto su cui si basa il successo degli aggregatori di notizie, per cui lo stile di lettura passa da una modalità verticale per testata a una orizzontale per argomento. La mancanza di risorse per coprire con la medesima profondità e tempestività tutti gli argomenti potrebbe condurre alla focalizzazione delle testate su temi specifici e alla possibile creazione di un network di testate specializzate su argomenti complementari che, tramite link reciproci, si autoalimenta garantendo completezza e autorevolezza.