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Le autostrade digitali italiane tra fibra ottica e rame

, di Michele Polo - ordinario presso il Dipartimento di economia
Strategia, neutralita' tecnologica, collaborazione tra pubblico e privato, investimenti dello Stato: cosi' anche nel nostro paese la banda ultralarga potrebbe diventare realta'

Lo sviluppo della rete a banda ultralarga in Italia è al centro dell'agenda politica del Governo, che nel marzo 2015 ha approvato la Strategia italiana per la banda ultralarga e in agosto ha stanziato i primi 2,2 miliardi di euro di fondi pubblici. Nei prossimi mesi si avvieranno le prime gare per la copertura delle aree a fallimento di mercato, dove lo Stato direttamente realizzerà le nuove infrastrutture. Gli operatori privati, con Telecom Italia, Fastweb e Vodafone in prima linea, negli ultimi due anni hanno accelerato i piani di sviluppo delle nuove reti, iniziando dalle aree dove la domanda di servizi giustifica l'investimento privato.

La situazione di partenza vede l'Italia agli ultimi posti tra i paesi dell'Unione Europea per sviluppo delle reti a banda ultralarga, mentre per la copertura delle reti mobili (4G) il paese è in linea con la media europea. Questo ritardo ha numerose motivazioni: l'assenza di una rete via cavo per le televisioni, che in molti paesi europei ha permesso di offrire anche i nuovi servizi di telecomunicazione; la bassa domanda di servizi Internet, a sua volta figlia di una bassa digitalizzazione delle famiglie italiane, complice anche la struttura demografica; la prudenza negli investimenti degli operatori privati, che solo negli ultimi due anni hanno accelerato lo sviluppo delle nuove reti.
Le soluzioni tecnologiche per garantire una velocita di 100 Mbit/s all'85% della popolazione, e di 30 Mbit/s alle aree residue, secondo gli obiettivi del governo, sono molteplici. Affidandosi alle reti fisse, occorre sostituire, in parte o completamente, le vecchie reti locali in rame con reti in fibra. La particolare conformazione delle reti di telecomunicazione in Italia, caratterizzate da reti locali di lunghezza media di 200-300 metri, permette di raggiungere velocità elevate anche adottando soluzioni intermedie, in cui la fibra ottica è portata fino alle cabine di strada, utilizzando invece la rete in rame per l'ultimo tratto fino alle abitazioni. Questa è la soluzione adottata in prevalenza dagli operatori privati in questi anni. Le reti mobili si affidano invece alle tecnologie Lte per offrire velocità elevate agli utenti.

Il piano del governo ha distinto le diverse aree del paese in base allo stato attuale delle reti e al loro sviluppo programmato, distinguendo quelle nelle quali gli operatori privati entro il 2018 hanno programmato di sviluppare connessioni a 100 Mbit/s senza alcun contributo pubblico, i cluster territoriali dove la copertura a 100 Mbit/s o a 30 Mbit/s può avvenire solamente con il supporto di incentivi pubblici, e le aree a fallimento di mercato, dove gli operatori privati non intendono sviluppare le nuove reti. A seconda dei cluster territoriali, diversi sono gli strumenti previsti, dai contributi in conto capitale a forme di public/private partnership fino all'intervento diretto dello stato nelle aree a fallimento di mercato. La strategia del governo si è man mano precisata anche attraverso l'interazione con la Commissione Europea e i vincoli posti dalla disciplina degli aiuti di stato. È oggi esplicita una scelta di neutralità tecnologica, frutto dell'interazione con Bruxelles, sui modi con cui assicurare le velocità di connessione definite negli obiettivi. Questa scelta garantisce anche la scalabilità delle soluzioni, in cui la fibra ottica viene estesa alle cabine di strada e successivamente agli immobili in funzione dello sviluppo della domanda. Si è anche chiarito il ruolo dei soggetti pubblici (Metroweb, ministero) come complementare ai privati, con lo Stato che interviene direttamente nelle aree a fallimento di mercato, che incentiva i privati nelle aree intermedie e che invece lascia agli operatori privati campo libero nelle aree più sviluppate. A questa articolazione territoriale degli interventi, in base al grado di sviluppo delle riverse aree, sarebbe auspicabile si accompagnasse una analoga articolazione della regolazione delle reti e dei prezzi di accesso, altro ingrediente fondamentale per determinare i rendimenti privati dagli investimenti.