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L'autorita' che ci garantisce anche tra i bit

, di Oreste Pollicino - ordinario presso di Dipartimento di studi giuridici
A fine ottobre la Corte costituzionale dovra' pronunciarsi sulla validita' del regolamento adottato dall'Agcom nel 2013. Un documento molto discusso ma che ha ben funzionato

Quando l'Agcom, Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha iniziato la sua attività, nel 1998, le sfide che aveva di fronte erano ben diverse da quelle attuali. L'Agcom infatti era chiamata originariamente a vigilare sul corretto andamento di una società dell'informazione di matrice ancora, per lo più, analogica.
Nel corso del tempo, ad alcuni obiettivi originari, se ne sono affiancati altri che non erano immaginabili al momento della sua istituzione, a cominciare ovviamente da quelli che si sono delineati a seguito dall'esplosione commerciale del web. Una base comune, in questi (poco più di) tre lustri, è rimasta però intatta: Agcom è nata e rimane l'autorità che presiede al fenomeno della convergenza multimediale tra i settori delle telecomunicazioni, dell'informatica e della televisione.
Tra le modifiche più sostanziali che si sono avute, una è quella, causata dall'arrembante evoluzione della tecnica e dell'informatica, della sempre crescente diffusione di contenuti trasmessi attraverso non più la tecnologia analogica, bensì attraverso quella digitale.
Si è dunque passati da un regime di esiguità delle frequenze televisive a un altro di tendenziale non scarsità delle risorse tecniche.
Ha questo passaggio fatto venir meno la necessità che Agcom continui a preoccuparsi della tutela del pluralismo, stella cometa della sua attività di regolazione? La risposta sembra proprio dover essere negativa, guardando a come, negli ultimi anni, l'autorità si è interessata al settore del web, per comprendere se il consolidamento di posizioni dominanti da parte delle internet company possa, in qualche modo, aver compromesso la tutela del pluralismo (anche) in rete. È evidente, dunque, che in un contesto tecnologico di crescente complessità, uno dei temi centrali nell'agenda di Agcom, forse il tema per eccellenza, è stato quello di assicurare un'adeguata protezione ai valori costituzionali in gioco, a cominciare dal pluralismo dell'informazione, allorché il terreno di gioco rilevante non è (più) costituito da atomi, ma da bit. Non può dunque stupire che la transizione dall'analogico al digitale che è coincisa con il cambio di millennio abbia fatto sì che il convitato di pietra nell'attività di regolazione di Agcom sia stato, e sia tutt'oggi, Internet. Ed è proprio su Internet, o meglio, su come sia possibile garantire la tutela del diritto d'autore in Internet, che si si sta giocando una delle partite più avvincenti e delicate che vede protagonista Agcom.

➜ Diritti d'autore in rete: il ruolo
crescente dei costituzionalisti
L'Autorità ha infatti adottato a fine 2013 un regolamento che configura un sistema di enforcement del copyright in rete. Un regolamento assai discusso, sia per quanto riguarda la competenza di Agcom ad adottarlo, sia per i suoi contenuti. Un regolamento che però, fino a ora, nonostante le molte cassandre, ha funzionato assai bene e che, a fine ottobre, è atteso alla prova del fuoco.
La Corte costituzionale dovrà valutare la conformità a Costituzione della normativa primaria su cui si fonda detto regolamento. La sensazione è che la Corte costituzionale respingerà al mittente i dubbi di costituzionalità e che l'autorità continuerà, nell'applicazione del regolamento, a operare un ragionevole bilanciamento tra i diritti in gioco.
Il punto più rilevante, in ottica prospettica, è però forse un altro. Come la questione appena descritta dimostra, sembra assistersi a un processo di crescente rilevanza costituzionale delle tematiche legate all'esercizio dei diritti fondamentali su Internet. Il che impone al costituzionalista uno sforzo ulteriore: non può più permettersi di restare a bordo campo osservando come studiosi, seppur autorevolissimi, di altre discipline tentano di risolvere questioni che, per definizione, necessitano di coordinate teoriche che sono tipicamente nelle corde dello studioso di diritto costituzionale.