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L'ambiente? Poco trasparente

, di Tomaso Eridani
Le proteste contro opere pubbliche si diffondono ma, nonostante nuove normative europee spingano alla partecipazione pubblica, proseguono le carenze nell’accesso ai dati ambientali

Dopo le polemiche sui sondaggi ambientali in Val di Susa si apre ora un nuovo fronte di protesta contro il traforo del Brennero per il corridoio ad alta velocità Berlino-Palermo pianificato dall’Unione Europea. Proteste in cui la scarsa informazione e trasparenza verso il pubblico gioca un suo ruolo e apre la strada anche a strumentalizzazioni.

Uno studio dello Iefe Bocconi, l’Istituto di economia e politica dell’energia e dell’ambiente, sullo stato dell’informazione e partecipazione ambientale in Italia illustra proprio il permanere di forte criticità e lacune.

Quasi la metà delle autorità pubbliche, infatti, non rende accessibili dati su procedimenti e controlli ambientali in atto e solo il 21% certifica la gestione dei dati ambientali. Lo studio ha coinvolto circa 100 soggetti tra regioni, province, comuni (capoluogo e al di sopra di 50.000 abitanti), Arpa e autorità di bacino.

“Il caso della Val di Susa, per esempio, è emblematico perché dimostra i pericoli di come un’iniziale scarsa trasparenza delle autorità possa poi portare a strumentalizzazioni e prese di posizione che non si fondano su una solida base di conoscenza scientifica,” spiega Edoardo Croci, vicedirettore Iefe e coordinatore dello studio. “Anche quando i processi partecipativi vengono realizzati, però, spesso si riducono ad un rito burocratico, piuttosto che un miglioramento dei processi decisionali e di condivisione delle soluzioni.”

Dallo studio dello Iefe, infatti, emerge che di fondo esiste una discreta accessibilità ai dati ambientali, ma che le autorità pubbliche si limitano spesso a fornire le informazioni su esplicita richiesta dell’utenza. Inoltre, il 48% delle autorità dichiara che le informazioni relative a ispezioni e controlli in atto non sono accessibili nel timore di infrangere la normativa sulla privacy. Ma la normativa prevede che tali informazioni, pur nel rispetto della riservatezza, siano rese pubbliche.

A livello normativo, un importante impulso proviene dalla Convenzione di Aarhus, promossa dalle Nazioni Unite e ratificata dall’Italia, e da recenti direttive europee che attribuiscono ai cittadini specifici diritti. Una di queste direttive, recepita in Italia nell’agosto scorso, prevede, tra l’altro, che entro sei mesi ogni autorità pubblica definisca un piano per rendere disponibili le informazioni ambientali attraverso banche dati accessibili via Internet. Entro 2 anni bisognerà poi rendere accessibili atti (autorizzazioni, monitoraggi, studi d’impatto, ecc.) che contribuiscono alla definizione delle politiche ambientali.

“I problemi sono ancora molteplici,” spiega Croci. “Tra quelli principali, capire dove i cittadini possono reperire le informazioni visto che solo un quarto delle autorità dispone di un elenco delle banche dati ambientali che possiede, e valutare l’attendibilità dei dati, visto che solo nel 40% dei casi le informazioni su come sono stati raccolti risultano accessibili. Solo il 21% degli enti, poi, sottopone le procedure di gestione dei dati ambientali a certificazione di qualità.”

Per quanto riguarda la regolamentazione dell’accesso, appena il 4% del campione ha adottato un apposito regolamento per l’accesso alle informazioni ambientali, e solo il 9% detta una disciplina specifica per l’accesso alle informazioni ambientali all’interno del regolamento generale per l’accesso agli atti amministrativi. Tra gli strumenti messi a disposizione, il sito internet è il più diffuso, con il 95% delle risposte, mentre il 44% delle autorità pubbliche dichiara di pubblicare una relazione sullo stato dell’ambiente.

“A livello normativo i diritti dei cittadini in materia di informazione e partecipazione ambientali sono tutelati, ma l’implementazione concreta di tali principi è ancora carente,” conclude Croci. “È necessaria, d’altronde, una rivoluzione culturale nella nostra burocrazia in tema di trasparenza.”