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La roadmap dell'Europa all'italiana

, di Carlo Altomonte - professore di politica economica europea
Unione bancaria e solidarietà fiscale, immigrazione e contratti per le riforme: questi i tre dossier aperti su cui impegnarsi nel semestre di presidenza europeo. Per tornare a contare

"Più che a champagne, dovremmo brindare a prosecco", sembra aver detto la cancelliera Merkel in occasione del primo vertice Ue dopo le elezioni europee di maggio.

Il brindisi nasce evidentemente dallo scampato pericolo: le elezioni hanno confermato in parte le attese della vigilia, ossia un voto euroscettico che ha assunto dimensioni storicamente mai registrate a Bruxelles (il 25-30% dei seggi) ma comunque gestibili, con le tre grandi forze europeiste (Ppe, Pse e Alde) del Parlamento europeo che portano a casa 467 voti (su una maggioranza richiesta di 376), il che garantisce un sostanziale margine di governabilità dell'istituzione comunitaria.La sostituzione dello champagne con il prosecco è invece dettata dal più importante risultato politico emerso dal voto, ossia il fatto che l'asse franco-tedesco che storicamente guida l'Unione si è molto indebolito con il 30% dei voti francesi al Front national, per essere sostituito dal ruolo centrale acquisito dall'Italia, unico paese europeo in cui il governo in carica ha guadagnato voti.L'importanza strategica dell'Italia è peraltro nei numeri del Parlamento europeo: con il Trattato di Lisbona l'istituzione ormai co-decide allo stesso livello del Consiglio (i ministri degli stati membri) tutti gli atti comunitari e dunque è fondamentale essere capaci di controllare una maggioranza parlamentare. A questo riguardo, l'ultimo voto europeo obbliga a un accordo di grosse koalition tra popolari (Ppe) e socialisti (Pse), ma contrariamente al passato i referenti nazionali all'interno dei gruppi politici sono cambiati: mentre la Cdu tedesca mantiene il proprio ruolo egemone nel Ppe, anche alla luce della cattiva performance dei partiti fratelli in Francia e Italia, all'interno dei socialisti europei il Pd diventa il primo partito (sostituendo i socialisti tedeschi) e dunque eleggerà il capogruppo.Ne consegue che la linea di intermediazione politica al Parlamento passa oggi, e per tutta la legislatura, tra Germania e Italia. Tale dinamica ha condizionato anche i rapporti di forza all'interno del Consiglio, con l'Italia che oggi è al centro delle mediazioni per eleggere il nuovo presidente della Commissione, e poi procedere, da qui a fine anno, al rinnovo di tutte le cariche comunitarie.
Su questa rinnovata centralità si innesta il semestre italiano di presidenza dell'Ue: non solo l'Italia ha il peso politico per influenzare i processi decisionali in atto, ma dal 1 luglio a fine anno ha anche in mano il pallino dell'agenda e dunque dei temi da trattare in via prioritaria. Quindi, se l'Italia condiziona, come sta facendo, il suo consenso politico per il rinnovo degli organismi comunitari alla sottoscrizione preventiva di un'agenda di riforme, ecco che trasforma quella che rischiava di essere un'occasione persa, ossia un semestre in cui si concludeva poco perché le principali cariche istituzionali erano vacanti, in un'occasione storica di influenzare profondamente il percorso dell'integrazione comunitaria.Che cosa fare allora? Sicuramente completare il processo di unione bancaria con una roadmap che porti a una modifica dei Trattati per aggiungere anche meccanismi di solidarietà fiscale all'interno dell'Unione. Il punto di partenza potrebbe essere il rafforzamento della proposta di project bonds, e lo scomputo dal calcolo del deficit del cofinanziamento nazionale dei fondi comunitari. Inoltre, occorre mettere a punto una vera politica dell'immigrazione europea, per gestire un problema che sta assumendo contorni sempre più drammatici. Infine, è opportuno continuare a lavorare sullo schema dei contratti per le riforme: maggiore flessibilità sul percorso di rientro da deficit e debito per i paesi che si impegnano a una seria e verificabile agenda di riforme strutturali.Se questi tre dossier verranno avviati entro dicembre, dopo il Trattato di Roma, l'Atto Unico europeo e l'avvio della conferenza inter-governativa che portò al Trattato di Maastricht, un altro pezzo importante di storia europea avrà il marchio italiano.