La ricerca in Bocconi: un passaporto per l'internazionalizzazione
Una forte spinta all'internazionalizzazione ha segnato, in questi ultimi anni, il complesso di tutte le attività dell'Università. Questo fenomeno è a stato ancora più evidente nel settore della ricerca, attività vitale per l'Ateneo, strumento per progredire nella conoscenza e propulsore dell'innovazione dei contenuti didattici.
La tendenza viene confermata con chiarezza dai dati che riguardano, innanzitutto, le pubblicazioni, con un sensibile e progressivo aumento, negli ultimi anni, delle pubblicazioni internazionali, a fronte di un calo di quelle nazionali. In particolare, nel triennio 2001-2003 vi è stato un sensibile aumento di articoli pubblicati su riviste internazionali con referee (+25%), di monografie e contributi a libri con più autori pubblicati con editori stranieri (+ 30,8%) e di articoli pubblicati su riviste scientifiche internazionali senza processi di referee (incremento dell'8,6%). In calo, invece, gli articoli pubblicati su riviste nazionali con referee (-18,4%) e su riviste scientifiche italiane senza referee (-2,7%). In ogni caso in aumento (+8,5%) le monografie e i contributi a libri con più coautori pubblicati con editori italiani.
Per quanto riguarda, invece, la mobilità internazionale dei ricercatori, nel triennio 2001-2003 si è verificato un fortissimo incremento dei periodi di permanenza all'estero per motivi di studio e ricerca. Per l'area economica, si tratta addirittura di un +975%, con un incremento dei mesi/uomo annui trascorsi presso università straniere che è passato da 4 a 43 mesi.
Molto significativo è anche il dato che riguarda la presenza di docenti stranieri in Bocconi, con il programma Visiting Professor. Nel 2001-2003 vi è stato un incremento che si commenta da sé, con un +73%, dei ricercatori residenti all'estero in mobilità presso la Bocconi per periodi di soggiorno superiori ai tre mesi, con una crescita ulteriore,del +11%, nel 2004.
Grande slancio è stato dato, inoltre, ai programmi di dottorato di ricerca, mediante la loro strutturazione sotto forma di PhD, e la loro nuova, conseguente, caratterizzazione internazionale. Quattro dei sei dottorati attualmente attivi in Bocconi sono organizzati secondo modalità analoghe ai PhD di stampo anglosassone e sono aperti alla partecipazione di studenti e docenti stranieri. Negli ultimi mesi del 2004 è stata approvata la costituzione di una Scuola di Dottorato, che consentirà di formare giovani docenti universitari da offrire sul mercato internazionale.
In questo contesto di forte impulso di cambiamento e innovazione, Bocconi Notizie ha incontrato il Prorettore alla ricerca della Bocconi, Lorenzo Peccati.
Professor Peccati, in che direzione si sta muovendo, oggi, la ricerca in Bocconi?
Per alcune discipline, in Bocconi, la comunità scientifica di riferimento è sempre stata la comunità internazionale. Per altre, invece, non è sempre stato così, e la comunità di riferimento era per lo più nazionale. La ricerca svolta era molta, ma i risultati venivano pubblicati solo su riviste nazionali.
Si trattava di una parte importante della ricerca scientifica dell'Università, che così non contribuiva come avrebbe potuto ad alimentare la buona reputazione internazionale della Bocconi come università di ricerca.
Abbiamo quindi cercato, attraverso un sistema articolato di strumenti, di indurre tutti gli studiosi per i quali è possibile a indirizzarsi in maniera sempre più significativa verso pubblicazioni destinate alla comunità internazionale.
Di conseguenza, soprattutto nell'ambito delle discipline aziendali è cresciuto molto rapidamente il numero di articoli presentati alle riviste internazionali e da queste accettati.
I settori che pubblicavano già di abitudine a livello internazionale continuano ad andare bene. Per altri Istituti, invece, il processo è stato più lento, per motivi evidenti, legati al tipo di temi trattati. Si tratta, per esempio, dell'Istituto di Diritto comparato, che svolge una parte significativa della ricerca sul sistema legale italiano, e dell'Istituto di Storia economica, che ha una forte tradizione di studio dell'economia italiana dei secoli passati e solo in parte è aperto a studi che vadano al di là dei confini. In entrambi gli istituti, però, nel corso degli ultimi anni si sono viste aperture significative in direzione internazionale.
Che ruolo ha la ricerca nel fornire prestigio e accrescere l'immagine di un ateneo a livello internazionale?
Innanzitutto, le pubblicazioni in sedi di prestigio fatte dai docenti di un ateneo sono tra gli elementi che vengono presi in considerazione nella costruzione dei ranking delle università.
Inoltre, credo che anche i programmi PhD offerti dalla Bocconi possano contribuire a dare nel mondo una buona immagine della Bocconi e della sua ricerca.
In Italia, infatti, c'è spesso la tendenza a proporre il dottorato alle persone che si vuole restino a insegnare nello stesso ateneo. L'approccio Bocconi ai PhD è, invece, radicalmente diverso. I PhD che offriamo sono rivolti a studiosi che per lo più non insegneranno in Bocconi, ma in molte altre università. Se offriamo buoni programmi PhD, che formano dottori di ricerca con elevate capacità dal punto di vista scientifico, questi saranno ricercati dalle università migliori, e contribuiranno a tenere alto il prestigio della Bocconi.
Ricorderei anche che prima che in Italia ci fossero programmi di ricerca di livello internazionale e che la Bocconi avesse dei PhD, il nome 'Bocconi' godeva già di ottima reputazione, perché moltissimi ottimi laureati del DES, il Corso di laurea in Discipline economiche e sociali, avevano fatto carriera universitaria in America. In una statistica di economia di qualche anno fa sui luoghi dove i professori di ruolo di economia degli Stati Uniti avevano fatto gli studi undergraduate, al primo posto c'era Harvard, al secondo la Bocconi.
In quale ottica si colloca la nascita dei nuovi centri di ricerca Bocconi ASK, CAFRA, CRITOM ed EntER?
Il numero dei centri di ricerca in Bocconi è attualmente molto elevato, oltre venti. Un numero più ridotto di centri, magari meglio strutturati e di dimensioni maggiori, potrebbe rendere più efficace lo svolgimento di queste attività.
Un primo tentativo di razionalizzare il portafoglio dei centri di ricerca è stato fatto, quindi, circa un anno e mezzo fa. Si è cercato di identificare quale fosse l'area coperta da ciascun centro di ricerca, ed è emerso che molti centri lavoravano sostanzialmente sui medesimi argomenti.
Per quanto concerne i nuovi centri si tratta, quindi, in alcuni casi di iniziative nuove, in altri di ristrutturazioni di attività esistenti. I temi coperti sono economia e gestione delle istituzioni e delle iniziative artistiche e culturali, amministrazione, finanza e regolamentazione delle aziende, tecnologia dell'innovazione e management dei processi, imprenditorialità.
La situazione è dunque un po'cambiata, anche se ancora non in maniera decisiva.
Il nostro intento è lavorare sempre più a fondo affinché si sviluppino iniziative di collaborazione tra centri che lavorano su temi simili o contigui, in modo da sfruttare appieno le competenze complementari che ci sono in Bocconi.
Qual è oggi il rapporto tra ricerca e didattica in Bocconi?
È un rapporto molto complicato, si possono dire cose opposte a seconda delle prospettive da cui si guardano le due attività.
C'è sicuramente un rapporto di tipo conflittuale per quanto riguarda l'uso del tempo. Far didattica bene vuol dire dedicarvi molto tempo. Ma non è detto che il tempo che si dedica alla didattica possa essere utile per fare anche ricerca.
Da parte di molti colleghi nasce, dunque, la richiesta di ridurre il carico di lavoro didattico per poter dedicare un numero maggiore di ore alla ricerca. L'istituto di "dedicazione prioritaria della ricerca", che garantisce uno sconto di 35 ore annue sul monte ore contrattuale, salario invariato, concentrazione dell'attività didattica in un semestre, ha proprio questo scopo.
La situazione è inoltre complicata da una terza variabile, l'attività di didattica svolta in SDA.
Sul rapporto, in positivo, tra ricerca e didattica va detto invece che, mentre nei corsi di base si insegnano elementi consolidati da tempo e frutto di una sedimentazione dovuta a studiosi delle più disparate provenienze, nei corsi opzionali e avanzati chi insegna trasmette spesso contenuti strettamente legati anche all'attività di ricerca che sta svolgendo.
Se in una università viene fatta della buona attività di ricerca questa si riflette positivamente, quindi, anche sulla didattica dei corsi avanzati.
E comunque, la buona ricerca, valutata secondo i canoni standard della comunità internazionale, presuppone da parte di chi scrive una profonda conoscenza della letteratura. Un buon ricercatore è di conseguenza anche una persona che insegna in maniera aggiornata.
Alcune eccellenze nella ricerca
I finanziamenti della ricerca in Bocconi
Alcune iniziative di incentivazione alla ricerca