La cultura zigana non teme l’estinzione
Accanto, e in opposizione, a quelle di ordine pubblico, gli anonimi campi rom delle periferie cittadine hanno fatto sorgere anche preoccupazioni di deculturazione zigana. Gli zingari, secondo un'opinione corrente, starebbero perdendo la loro identità e le società che li ospitano dovrebbero promuovere programmi di salvaguardia della cultura zigana. Al contrario, la cultura zigana è vivissima e, se si vuole promuovere la convivenza, andrebbe conosciuta meglio, afferma Michele Dalena in "Po románe". Aspetti della cultura zigana nell'età contemporanea, la sua tesi di sociologia, discussa a inizio anno (relatore Sandro Roventi, correlatrice Chiara Galli) per ottenere la laurea in economia politica.
In una prima parte di taglio storico Dalena segue le secolari migrazioni dei rom dal subcontinente indiano, di cui sono originari, all'Europa, e valuta i risultati dell'interazione con le società ospitanti, anche in termini di modifica della cultura zigana. Nella seconda parte analizza usi e costumi dei rom contemporanei, evidenziandone la ricchezza e la particolarità. Si va da un'organizzazione sociale basata sui gruppi di parentela e sui gruppi di residenza, con regole strettamente codificate di obbligazioni reciproche, alle alleanze basate sui matrimoni; dalle forme di soluzione dei conflitti alla "straordinariamente complessa sensibilità magico-religiosa". Da quest'ultimo punto di vista Dalena mostra come una base tradizionale, di origine indiana, si adatti alla cultura religiosa della società ospitante. Tra gli zingari, quelli che si definiscono cristiani sono perciò devoti a Maria, ma la reinterpretano alla luce della loro tradizione o convergono ogni anno, tra il 24 e il 25 maggio, a Les-Saintes-Maries-de-la-Mer per adorare una Santa Sara che le autorità cattoliche non hanno mai riconosciuto come tale.
L'aspetto economico si rivela importante per comprendere i rapporti, anche culturali, tra i rom e le comunità ospitanti. La stessa mobilità territoriale degli zingari deriva dalla volontà di procacciarsi le risorse non-zingare eccedenti, occupando nicchie abbandonate dai locali fino al loro esaurimento. L'economia zingara si modella intorno a quella locale, talora anche nella forma di raccolta/predazione delle risorse eccedenti.
Lo stesso vale per la cultura. Nella visione zigana, afferma Dalena, gli zingari si considerano l'umanità-cultura, che si modella intorno a un'umanità-natura, costituita dalle società ospitanti. La cultura dei locali viene incessantemente manipolata e utilizzata in modo zigano ("po románe", da cui il titolo della tesi). "Avendo essi fatto della continua acculturazione la propria vera cultura", conclude Dalena, "avendo essi reso l'acculturazione in sé considerata la propria unica tradizione, l'ossessione secondo cui gli zingari sarebbero nell'età contemporanea tutti in via di deculturazione o addirittura sparizione non può che esistere soltanto nelle costruzioni fantasmatiche della ziganologia di divulgazione".