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Uno studio Bocconi rivela un effetto paradossale: più il sistema è percepito come corrotto, più gli elettori lontani dal potere premiano le forze radicali

La corruzione, si sa, mina la fiducia dei cittadini nelle istituzioni. Ma ciò che uno studio recentemente pubblicato sul Journal of Development Economics dimostra con chiarezza sorprendente è che a pagare il prezzo della sfiducia sono soprattutto i partiti moderati di opposizione. Quando emerge uno scandalo, i voti non si disperdono: si radicalizzano. E lo fanno in modo sistematico e asimmetrico, rafforzando le ali estreme dello spettro politico. È questa la tesi sostenuta nel paper “Corruption and Extremism” di Massimo Morelli (Bocconi) e dei co autori Attila Gáspár (Centre for Economic and Regional Studies, Ungheria), Tommaso Giommoni (University of Amsterdam) e Antonio Nicolò (Universitù di Padova), che analizza due casi emblematici – Indonesia e Brasile – per dimostrare in modo causale come la percezione della corruzione aumenti il sostegno agli estremismi, ma quasi esclusivamente tra gli elettori che si percepiscono all’opposizione. “I partiti di maggioranza hanno molto da perdere nel sostenere candidati radicali: sono più vicini al potere e puntano alla governabilità,” spiega Massimo Morelli, full professor of Political Science and Economics. “Gli elettori di minoranza, invece, si sentono fuori dal gioco e hanno meno da perdere: votare un estremista è per loro una forma di investimento contro un sistema che percepiscono irrimediabilmente corrotto.”

Indonesia: l’ascesa islamista nei villaggi delle minoranze

In Indonesia, gli autori analizzano due cicli elettorali, uno immediatamente dopo la democratizzazione (1999–2004) e uno più recente (2014–2019). La misura dell’estremismo? Il voto per i partiti islamisti (PKS, PBB, PPP). I segnali di corruzione arrivano sia da scandali riportati dai media sia da audit ufficiali sui bilanci locali. I risultati sono inequivocabili: nei villaggi abitati in maggioranza da minoranze etniche (definiti con precisione grazie ai dati censuari), un segnale di corruzione porta a un aumento del voto islamista fino a +8,5 punti percentuali, equivalente a due terzi di una deviazione standard. Al contrario, nelle aree dominate da gruppi etnici maggioritari, lo stesso segnale non produce effetti, o addirittura riduce il sostegno agli estremisti. “L’effetto non è legato al fatto che gli islamisti siano percepiti come più onesti,” sottolinea Morelli. “Anzi, il nostro modello assume che tutti i candidati abbiano la stessa probabilità di essere corrotti. Il punto è che gli estremisti, non avendo nulla da perdere, hanno più incentivi a denunciare e contrastare la corruzione del potere costituito.”

Brasile: corruzione sotto audit e voti agli estremi

Il caso brasiliano offre un ulteriore banco di prova. Qui il radicalismo è misurato sia a destra sia a sinistra (con soglie definite sull’asse ideologico da -1 a +1), e i segnali di corruzione arrivano da audit federali casuali condotti sui comuni. Il disegno sperimentale è solido: si confrontano i risultati elettorali nei comuni dove l’audit è stato pubblicato prima delle elezioni con quelli dove la pubblicazione è avvenuta dopo. Anche qui, l’effetto si concentra nei comuni “di opposizione” – quelli in cui il sindaco è politicamente non allineato con il governatore dello Stato. In queste aree, una deviazione standard in più nella corruzione rilevata aumenta il voto per partiti estremisti tra +4,3 e +12,1 punti percentuali .

Un modello politico: razionalità e opportunismo

Alla base dell’analisi c’è un modello teorico che riproduce le scelte strategiche degli elettori e dei partiti. In presenza di corruzione, l’elettore moderato della maggioranza preferisce candidati moderati per garantire stabilità e continuità. L’elettore di minoranza, invece, ha un incentivo a votare un estremista che possa sorvegliare meglio i corrotti al potere, anche a costo di una minore affinità politica. “Il nostro lavoro mostra che gli estremismi non crescono solo per rabbia o ideologia, ma anche per calcolo strategico degli elettori minoritari,” spiega Morelli. “È una forma di delega estrema, motivata dalla sfiducia.”

Implicazioni globali

I risultati sono robusti e replicati su contesti diversi – religioso e etnico in Indonesia, ideologico in Brasile. Il messaggio è chiaro: la corruzione è un potente acceleratore dell’estremismo, ma non colpisce in modo uniforme. Dove il cittadino si sente escluso dal potere, reagisce con una scelta che può destabilizzare il sistema nel suo complesso. In tempi in cui la polarizzazione politica avanza e i partiti estremi guadagnano terreno, questa ricerca fornisce una chiave di lettura fondamentale per comprendere quando e perché gli elettori decidono di rompere con il centro e abbracciare le ali più radicali.

Massimo Morelli

MASSIMO MORELLI

Bocconi University