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La Cina si mobilita

, di Tomaso Eridani
Dal 2004 è il primo paese esportatore di arredo nel mondo, grazie anche alla presenza in loco di produttori europei. Ma la Cina è anche un’opportunità per l’export italiano

Secondo dati elaborati nello studio di Gabriella Lojacono, docente della Bocconi, tra il 2001 e il 2005 le esportazioni di mobili italiani negli Stati Uniti sono scese del 37% mentre quelle cinesi sono cresciute del 134%. Nel Regno Unito, nel periodo 1998-2004, le importazioni dalla Cina sono cresciute con tasso medio annuo del 52,4% a fronte di una crescita dell'import italiano del 13,4%. E così, grazie a tassi di crescita come questi, nel 2004 la Cina ha sottratto all'Italia il primato storico tra i paesi di origine dell'import di arredamento nel mondo.

Va però tenuto presente, come sottolinea la ricercatrice della Bocconi, che oltre alla concorrenza diretta, un fattore che ha contribuito all'aumento della quota di mercato della Cina (come per altri paesi asiatici e dell'Est Europa) è proprio la delocalizzazione produttiva in Cina di aziende europee che da lì poi servono i mercati esteri dove è forte la concorrenza sul prezzo (come Regno Unito e Stati Uniti).

Il processo di delocalizzazione da parte di produttori europei ha inoltre accelerato l'acquisizione di competenze manifatturiere in loco. Accanto a terzisti esistono oggi, infatti, imprese cinesi in grado di competere efficacemente con i produttori italiani, soprattutto nella fascia media del mercato, producendo sia per conto terzi che per il proprio marchio. "Mentre", come spiega Lojacono, "alcune aziende italiane hanno avviato strutture produttive in Cina senza tuttavia ottenere gli stessi vantaggi di costo. Ciò si deve alla rete di relazioni, guanxi, che determina condizioni privilegiate di accesso alle risorse materiali e umane in cui gli italiani non riescono ad inserirsi e, inoltre, la manodopera locale ha aspettative superiori nei confronti delle aziende occidentali."

In relazione ai prodotti, la produzione di alcune categorie, come gli imbottiti, subiscono una concorrenza cinese ormai intensa mentre la competizione su prodotti più sofisticati (come moduli tv e librerie componibili) è ancora debole in quanto i cinesi non hanno ancora acquisito la necessaria competenza e non offrono standard qualitativi adeguati. "Esistono comunque aziende cinesi, anche se si tratta di un gruppo ristretto, che realizzano prodotti di buon livello e che si basano, talvolta, su idee proprie," spiega Lojacono.

E secondo un'elaborazione dell'autrice, nel periodo 1980-2005 la Cina è interessata dagli incrementi più rilevanti (+15%) tra i paesi sviluppati per quanto riguarda le importazioni di arredo nel mondo. A testimonianza di un crescente orientamento del mercato cinese a dedicare una parte del reddito disponibile a prodotti per arredamento.

"La Cina," spiega Lojacono, "non deve essere considerata solo come un concorrente ma anche come un enorme mercato di sbocco, visto anche la crescita elevata del Pil."