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La cappella

, di Giovanni Iudica - ordinario di diritto civile e direttore della Scuola di giurisprudenza della Bocconi
Nelle corti serviva tanto per le funzioni che per le feste profane

Già nel basso Medioevo, nelle Corti, nelle chiese o nelle famiglie aristocratiche, la presenza di musici stabili era considerata una necessità. Per le funzioni della domenica o delle festività religiose, o per gli intrattenimenti profani (matrimoni, feste), era, in effetti, indispensabile l'impiego di un gruppo di cantori e cioè di una 'cappella'. Questa espressione deriva dalla cappella (o mantello) di san Martino, la reliquia più venerata dai re di Francia, sulla quale si effettuavano i giuramenti e che in battaglia precedeva gli eserciti. I suoi custodi erano i cappellani e il luogo ove si custodiva la sacra reliquia era la cappella. Lo stesso nome dunque designava sia la sacra reliquia, sia un edificio, sia il personale richiesto per il culto o per l'intrattenimento di un re, un nobile o un principe della Chiesa.

La cappella reale inglese, costituita nel 1292 da Edoardo I°, era costituita da 13 cappellani, 13 chierici e 6 pueri cantores (fanciulli cantori). Più tardi, nel 1483, Edoardo VI costituiva la Royal Free Chapel of the Houshold, con 24 cappellani, 24 chierici e ben 13 menestrelli. Numerose cappelle si costituirono in Francia: è famosa la Sainte Chapelle di Parigi, fatta costruire da Luigi IX, nel 1242. Non meno numerose furono quelle nei paesi di lingua tedesca, si pensi alle Kapelle imperiali di Vienna, Praga, Innsbruck, Lipsia. Assai famose furono quelle costituite in Italia presso le basiliche di grandi porporati o presso le Corti di potenti signori. Il granduca milanese Galeazzo Maria Sforza istituì nel 1471 la propria cappella (in concorrenza con quella, più antica, del Duomo di Milano) con ben 40 musici, di cui 18 stabilmente impiegati per la musica da camera e gli altri 22 destinati alle funzioni religiose. Ludovico il Moro istituì la prima cattedra di musica presso l'Università di Pavia e l'affidò a Franchino Gaffurio, che fu uno dei primi compositori italiani a praticare il nuovo stile. Anche il sommo Guillaume de Machault fu un cappellano, dipendente di una cappella di Corte. La parte più cospicua della sua produzione è del resto costituita da mottetti e da musica profana, per la cui esecuzione il Maestro impiegava le tecniche polifoniche dell'Ars Nova. La fama di Machault è ancor oggi legata alla celebre Messa (la prima, nella storia della musica, musicata in tutte le sue parti e che possa essere ascritta a un singolo sicuro autore): un capolavoro che, per essere eseguito, presupponeva la formazione, l'educazione e un organico stabile (una cappella) numeroso.Un ruolo peculiare ebbero i musici municipali, come i Waits inglesi o i Türmer tedeschi, che avevano anche il compito civico di avvertire la comunità in caso di eventuali pericoli. Un incarico civico durava tutta la vita, con la paga di un buon soldato, mentre un incarico presso una Corte durava fintanto che durava la stima o il patrimonio del mecenate. La stabilità del posto, tuttavia, non può far pensare a una rigida definizione dei compiti. Alla corte di Borgogna, un Pierre de Fontaine non poteva rifiutarsi di scrivere dolciastre chansons destinate ad accompagnare le imprese amorose del suo signore Filippo l'Ardito. Jean Tapissier scriveva per Giovanni Senza Paura musica sacra con il titolo di valet de chambre. Anche Filippo il Buono conferì questo titolo ai suoi musici Jacques Vide e Haym van Gyseghem, che non lasciarono, nella musica, una traccia paragonabile a quella incisa nella pittura da un loro collega, un altro valet de chambre, di quel signore borgognone: Jan van Eyck.