In Italia anche il welfare e' informale
Contrariamente alle rappresentazioni più diffuse, il welfare italiano gode complessivamente di una quota di risorse piuttosto limitata, trasferita in cash alle famiglie più di quanto sia utilizzata per offrire servizi e governata dalle amministrazioni centrali molto più che dagli enti locali, nonostante sia loro la titolarità in tema di servizi sociali.
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Giovanni Fosti ed Elisabetta Notarnicola |
È quanto emerge da una ricerca del Cergas Bocconi, in collaborazione con Spi Cgil, in cui si confronta il welfare italiano con quello di Francia, Germania e Gran Bretagna. A una spesa italiana pro capite per il welfare di 7.000 euro, corrisponde una spesa di 10.011 euro in Francia, 9.008 in Germania e 7.303 euro in Uk. Sul rapporto centro-periferia, in ognuno dei quattro paesi prevale una gestione accentrata delle risorse, ma nessuno tende a farlo come l'Italia: nell'ambito dell'assistenza per i non autosufficienti le risorse gestite al centro corrispondono al 90% in Italia, 76% in Uk, 82% in Francia, 70% in Germania.
Il nostro sistema vede poi la prevalenza di trasferimenti finanziari rispetto all'offerta di servizi alla persona. Focalizzandosi sul welfare per la non autosufficienza, il rapporto tra trasferimenti e prestazioni è sorprendente: solo l'Italia utilizza per trasferimenti finanziari diretti alle famiglie una quota di risorse superiore al 50% (52%). Per contro, solo il 48 % delle risorse italiane sono utilizzate per offrire prestazioni, a fronte del 54% in Uk, il 61% in Francia e il 69% in Germania.
In questo quadro, un tratto distintivo del nostro paese è il modo in cui le famiglie hanno organizzato la cura dei parenti anziani non autosufficienti, ricorrendo sistematicamente a forme di cura informale. Il fenomeno coinvolge circa 700.000 badanti (per confronto, si consideri che gli anziani ospitati in strutture residenziali sono 250.000 e che i dipendenti del Ssn sono 650.000). Di queste, la maggior parte opera nel mercato irregolare: gli albi e le forme di regolazione hanno raggiunto solo una componente minoritaria (a Milano si stimano 31.200 badanti, quelle iscritte al registro comunale sono solamente 3.360).
I meccanismi di cura informale, comunque presenti, assumono caratteristiche diverse negli altri paesi, basati su forme di supporto e regolazione differenti.
In Germania, dove esiste un'assicurazione sociale obbligatoria per la non autosufficienza, il 47% degli anziani in carico riceve prestazioni, mentre il 53% riceve trasferimenti finanziari senza vincolo di utilizzo. Le famiglie tedesche, esattamente come quelle italiane, preferiscono affidarsi alla cura informale ma non si rivolgono al mercato irregolare (si stima che le badanti irregolari siano 100.000); il ruolo di cura è mantenuto all'interno della famiglia, beneficiando di forme di tutela strutturate: 421.000 caregiver familiari sono riconosciuti ufficialmente e beneficiano di tutele previdenziali e trasferimenti cash.
In Francia il mercato dei caregiver irregolari è pressoché inesistente: il sistema di riconoscimento della qualifica di "aidant familial" ha fatto sì che la maggior parte delle famiglie si rivolga a badanti professionali sul mercato o richieda il riconoscimento della funzione di cura svolta da familiari, amici, vicini. Il fenomeno coinvolge 3,5 milioni di persone (da rapportare a 6 milioni di anziani bisognosi di assistenza).
In Gran Bretagna il 38% degli anziani riceve trasferimenti finanziari: anche in questo sistema prevale il ricorso alla cura formale. I caregiver riconosciuti sono circa 1 milione, di cui il 50% professionali e il 50% famigliari, riconosciuti dal sistema e destinatari di prestazioni sociali.
I paesi analizzati hanno sviluppato politiche di offerta di prestazioni e di regolazione del mercato più ampie di quelle del nostro paese, dando vita a sistemi che, pur con gradi differenti, prevedono forme di regolazione del lavoro di cura e della qualità degli interventi.
Nel nostro paese, nonostante il numero più alto di soggetti operanti nel mercato della cura informale, la componente di finanziamento pubblico è significativa e si articola in un modello di intervento in cui i trasferimenti finanziari prevalgono rispetto ai servizi e la regolazione del mercato è pressoché inesistente.