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Intervista a Guido Tabellini, presidente IGIER

, di Silvia Torretta
Il centro dedicato a Innocenzo Gasparini

Che eredità morale e professionale ha lasciato Innocenzo Gasparini e in che modo IGIER l'ha raccolta e interpretata?

Credo di poter riassumere in tre punti i principi che IGIER ha ereditato dal prof. Gasparini e che guidano ancora oggi i programmi e gli obiettivi del nostro Centro. Il primo è l'importanza di una formazione internazionale: Gasparini, infatti, è stato sicuramente uno dei primi docenti italiani della sua generazione a spingere i suoi allievi ad andare a studiare all'estero, e i suoi studenti, a loro volta, hanno accentuato ancora di più questa tradizione, dando vita a una generazione di bocconiani con un curriculum fortemente internazionale. Il secondo aspetto è l'attenzione alla realtà economica dell'Italia: Gasparini si preoccupava sempre di coniugare l'esigenza di essere vicino alla frontiera internazionale della ricerca con la reale applicabilità dei temi trattati al contesto della politica economica italiana. Il terzo è l'attitudine a privilegiare l'eccellenza degli individui, identificando le persone con più talento e investendo su di esse.

Cosa ha significato per IGIER diventare un Centro d'eccellenza?

Diventare un Centro di eccellenza ha significato, concretamente, acquisire le risorse economiche per portare in IGIER, e quindi in Bocconi, docenti dalle migliori università internazionali: siamo diventati cioè in grado di offrire posizioni competitive e molto attraenti sia dal punto di vista professionale sia da quello economico. Queste risorse sono servite, inoltre, a finanziare i soggiorni di autorevoli visiting professors, che hanno arricchito i programmi didattici graduate e undergraduate e hanno favorito la crescita intellettuale dei ricercatori più giovani. L'effetto complessivo è stato dunque un incremento delle nostre attività di ricerca e un consolidamento dei legami con altri Centri di eccellenza europei, in particolare con la London School of Economics, l'Università di Stoccolma, ma anche con università americane come Harvard e l'Università della Pennsylvania. Abbiamo acquisito visibilità internazionale e siamo diventati un punto di riferimento nella ricerca economica, non solo grazie ai ricercatori Bocconi (a oggi sono stati pubblicati 283 working paper), ma anche agli studenti che abbiamo mandato all'estero.

Ripercorriamo brevemente i 15 anni di attività di IGIER: come sono cambiati gli obiettivi del Centro?

IGIER è nato in un momento in cui l'organizzazione della ricerca in Italia era ancora poco efficiente e il suo obiettivo prioritario è stato quello di facilitare il rientro in Bocconi di coloro che erano "fuggiti" all'estero. A partire dalla seconda metà degli anni '90, però, il ruolo di IGIER è cambiato: l'enfasi sulla ricerca è aumentata, in tutta la Bocconi, gli sforzi di IGIER si sono spostati dalla finalità di portare qui persone eccellenti a quello di motivarle a restare e a continuarvi la loro carriera. Il gruppo è cresciuto: da 4-5 che eravamo inizialmente, alcuni docenti Bocconi e altri no, siamo diventati più di 25, il 90% dei quali è docente nel nostro Ateneo. Da un ruolo di ponte con l'estero, dunque, siamo passati a una forte integrazione con l'Università. Alcune delle attività che IGIER aveva iniziato, pionieristicamente, a svolgere anni fa oggi sono diventati programmi consolidati dell'Università.

Quali sono le principali attività che IGIER ha in corso?

Oltre a quelle già menzionate, voglio ricordare le ricerche congiunte con l'Università di Pennsylvania (PIER): da un po' di tempo organizziamo una conferenza ad anni alterni negli Stati Uniti e a Milano, allo scopo di dare più visibilità alle ricerche in Bocconi. La frontiera della ricerca è chiaramente negli Stati Uniti: per avere visibilità occorre fare in modo che le nostre ricerche abbiano un impatto sul mondo scientifico americano. Con queste conferenze, cerchiamo di integrare il mondo della ricerca italiano con quello americano, più all'avanguardia. In Italia, invece, abbiamo organizzato numerose conferenze su temi di politica economica italiana, intitolate "Le nuove frontiere della politica economica". L'obiettivo è di indurre i migliori economisti italiani (all'estero o in Italia) - che spesso sono orientati su temi di ricerca internazionali - a lavorare anche su problemi di politica economica italiana. Sempre in Italia, stiamo avviando scambi di ricercatori e altre iniziative congiunte con il centro di ricerca CSEF (Center for studies in economics and finance), nato in collaborazione con l'Università di Napoli-Federico II e con l'Università di Salerno. Inoltre, nell'ambito del Dottorato in economia, stiamo organizzando una Summer School con NYU, con l'apporto significativo dei ricercatori IGIER.