Internet: nuova generazione, problematiche di sempre
L'elenco dei paesi che hanno ormai avviato o pianificato lo sviluppo di reti di telecomunicazioni di nuova generazione, le cosiddette Ngn, si va ormai allungando e anche in Italia la questione è ben presente non solo ad operatori, policy maker, esperti del settore, ma anche a una platea più ampia di stakeholder: consumatori, imprese, pubblica amministrazione.
Ricordo solo brevemente che lo sviluppo di una Ngn, ovvero di una rete in fibra che permetta collegamenti in download e upload di almeno 30 megabit al secondo (ma in realtà nel medio/lungo termine dovrebbero puntare a 1 gigabit), costituisce un indispensabile fattore prospettico di competitività paese, e dunque è elemento essenziale per lo sviluppo economico. In tal senso si spiega l'intervento non solo dei policy maker/governi delle principali economie asiatiche, ma anche l'accelerazione impressa dalle imprese e/o dai governi/autorità di regolazione in Francia, Inghilterra, Olanda, Svezia, Svizzera e Australia. In Italia, il governo pare trovarsi in una fase 'riflessiva', mentre Telecom Italia, che detiene di fatto l'intera rete di accesso del paese, non freme certo dalla voglia di lanciare subito un oneroso piano di investimenti. Proviamo allora a individuare i principali aspetti che rendono così complessa la decisione. Innanzitutto, la concorrenza. Qualsiasi sia la soluzione tecnologica e competitiva scelta, deve essere ben chiaro che la rete di nuova generazione dovrà garantire accesso non discriminato a tutti i fornitori di servizi. Tale punto è fondamentale se si vuole evitare che la liberalizzazione assai stentata delle Tlc fisse si evolva in una rimonopolizzazione del settore: su questo punto dovranno vigilare sia l'Autorità di regolazione (Agcom) che l'Antitrust. In secondo luogo, la scelta tecnologica. Per la Ngn non esiste una sola possibile architettura di rete. Le due principali alternative di cui si sta discutendo (Gpon e P2p) comportano differenze non enormi in termini di costo dell'investimento, ma assai sensibili in termini di 'neutralità competitiva': in altri termini, l'architettura un po' più costosa è molto più 'pro-competitiva', e viceversa. Va da sé che la scelta dovrà tener conto, in modo trasparente, di questo aspetto. Terzo, la domanda. Al momento il mercato, ovvero le imprese, la pubblica amministrazione e i clienti privati, non chiede una capacità di banda così ampia come quella offerta dalla Ngn. Né si sa con certezza quando tale momento verrà, anche se è certo che verrà. Questo è un punto assai delicato per chi effettuerà l'investimento, perché rende molto più aleatorio qualsiasi business plan e dunque più rischioso l'investimento stesso. Infine, i tempi. Il fattore tempo gioca, come sempre, un ruolo determinante. Ove anche le decisioni fossero prese 'immediatamente', è difficile immaginare che si possano collegare in fibra più di 2 (circa) milioni di unità immobiliari (uffici o abitazioni) all'anno; in altri termini, dal momento in cui partirà il processo di deployment della fibra, occorreranno almeno due anni per coprire le fasce di mercato più interessanti (quelle che, presumibilmente, sono già disposte a spendere di più per avere tanta banda), e almeno cinque anni per arrivare a una copertura del 50% del mercato/unità immobiliari italiane. In sintesi, il costo dell'investimento sarà comunque elevato e data l'attuale congiuntura economica è ben comprensibile la cautela con cui le imprese affrontano il problema. D'altro canto il sistema paese non può permettersi di rinviare la decisione troppo a lungo e dunque non è escluso, anche se non è ovviamente scontato, che il finanziamento della Ngn possa passare per una qualche forma di scorporo della rete del principale operatore italiano di Tlc.