Infrastrutture, la carta della collaborazione
L'Ocse stima che il fabbisogno infrastrutturale mondiale complessivo al 2030 sarà di circa 50 mila miliardi di dollari. La sfida per molti paesi, non solo emergenti, è quindi come finanziare questo gap. Vi è sicuramente grande attenzione su come catalizzare capitali privati, sia da parte di paesi con elevati livelli di indebitamento, sia da parte di quelli in buone condizioni finanziarie. I primi, infatti, vedono nel capitale privato e nei contratti di partnership pubblico privato (PPP) la leva per realizzare investimenti non a debito o con limitati effetti sul bilancio nazionale. I secondi, invece, guardano alla capacità dei capitali privati di stimolare efficienza nei processi di realizzazione degli investimenti e gestione dei sottostanti servizi.
Veronica Vecchi |
Poiché l'uso di capitali privati per gli investimenti pubblici avviene attraverso modelli contrattuali e procedurali con importanti differenze settoriali e regionali, e la tracciabilità e l'accesso alle informazioni sono spesso farraginosi, le stime sulla diffusione di questi modelli non sono semplici.
Sempre secondo l'Ocse, nel periodo 1985-2009 sono stati realizzati circa 1.750 investimenti in PPP, per un valore complessivo di 644 miliardi di dollari. Più del 50% di questi investimenti sono stati realizzati in Europa (37%) e negli Stati Uniti (20%), anche se questi numeri potrebbero essere influenzati dai processi di privatizzazione tout court che hanno iniettato capitali privati nel mercato delle infrastrutture.
Il dibattito internazionale sull'impiego di modelli di PPP per la realizzazione di investimenti pubblici è stato caratterizzato dalla necessità di comprenderne, da un lato, il value for money o comunque i motivi di valore e convenienza; dall'altro, a seguito della crisi finanziaria, il come assicurare la bancabilità, ossia il finanziamento da parte delle banche.
Sul primo punto, la complessità e il perimetro non ben definito del PPP non hanno aiutato a comprendere in modo chiaro la sua maggior efficienza ed efficacia rispetto a modelli tradizionali. Vi è una certa convergenza, seppur superficiale, nel ritenere il PPP uno strumento utile per realizzare investimenti on time e on budget, ma difficili sono le analisi approfondite sul rapporto performance/costo del PPP. Proprio rispetto al costo del PPP sono stati sollevati numerosi interrogativi quando negli ultimi anni il differenziale tra costo del capitale pubblico e privato è aumentato.
Riguardo al finanziamento, è crollato in Europa il volume delle transazioni (financial close), passati da 18 miliardi di euro nel 2011 a 12 miliardi nel 2012. Questa situazione ha reso ancor più pressante trovare nuove fonti di finanziamento per gli investimenti rispetto ai tradizionali capitali di debito. L'Ue stessa, seguita da molti governi nazionali, in primis quello inglese, sta sperimentando modalità per attirare investitori istituzionali, come i fondi pensione. Tra le forme di supporto si stanno valutando garanzie in caso di default del progetto, o al rifinanziamento post fase di costruzione; intervento di capitale pubblico nella forma di mezzanino, equity o debito. Importante, comunque, è che queste forme di intervento pubblico finalizzate a garantire la bancabilità non generino effetti distorsivi nel mercato, riducendo soprattutto gli incentivi al privato a garantire efficienza nella realizzazione e gestione del progetto. Se l'utilizzo dei capitali privati rappresenta the only game in town o comunque la strada verso una maggior efficienza e qualità, allora è necessario, da un lato, investire in un adeguato ecosistema (regole più snelle e maggior certezza e trasparenza delle procedure) e, dall'altro, in competenze, nel pubblico e nel privato. Soprattutto sul fronte pubblico, è auspicabile creare una linea di investimenti sui quali catalizzare tutti gli sforzi per una programmazione certa, definire solidi business case, irrobustire le strutture contrattuali e monitorare i progetti per definire lezioni apprese finalizzate a stimolare un continuo percorso di apprendimento.