Informazione, un investimento quotidiano
Quale informazione sulla carta stampata? Perché acquistare un quotidiano nell'era di Internet, dei blog e del pod-casting? Come dovrebbero cambiare i giornali, per essere graditi alle nuove generazioni? Il convegno "Leggere un quotidiano, leggere la realtà", organizzato dall'Università Bocconi e dal Corriere della Sera lo scorso 30 maggio, non cercava certo di dare riposte definitive a quesiti tanto impegnativi. Ma se lo scopo era stimolare il dibattito e raccogliere spunti, impressioni, idee da una platea prevalentemente di giovani e di universitari, l'obiettivo è stato pienamente raggiunto. Così a giudicare, per lo meno, dalla vivacità del botta e risposta ben presto instauratosi tra i relatori e il pubblico che gremiva l'aula magna, tant'è che un presentatore frizzante come Fabio Fazio, invitato a moderare l'evento, non ha certo dovuto faticare per stimolare la discussione. In quattro anni, tra 2002 e 2006, i quotidiani hanno avuto un calo di vendite del 9%, e, come ha ricordato in apertura il prorettore all'area graduate della Bocconi Guido Corbetta, il sospetto è che i lettori perduti siano soprattutto giovani. "Non mi sento di sottoscrivere la tesi che i giovani leggano meno quotidiani – ha ribattuto subito Piergaetano Marchetti, presidente di RCS MediaGroup e professore di diritto commerciale in Bocconi –. Io ho trovato nei giovani, in questi ultimi anni, una forte curiosità intellettuale e sete di sapere. Il punto è che bisogna riuscire a mettere insieme questa sete con la nostra offerta". Ma perché leggere un giornale? Secondo Severino Salvemini, direttore del corso di laurea triennale in Economia per le arti, la cultura e la comunicazione della Bocconi, "la lettura dei quotidiani è fondamentale per migliorare la propria capacità di scrittura e per costruire quella sorta di archivio personale di notizie e informazioni che sta alla base della creatività di ciascuno". Di parere simile anche Anna Maria Artoni, presidente di Confindustria Emilia Romagna: "la lettura dei giornali è sempre stata per me un modo per alzare lo sguardo, per aprire la mente". "I quotidiani sono un momento fondamentale verso l'età matura – ha osservato Paolo Mieli, direttore del Corriere della Sera –. Il quotidiano è parte dinamica di un sistema integrato, nel quale la carta stampata ha una funzione leader. Il lettore, quando si rivolge a un giornale, ha una richiesta che gli preme. La funzione educativa di un giornale è di parlare anche di cose che al lettore non sembrano immediatamente urgenti, ma che in realtà lo sono o lo saranno a breve, ed è bene che il lettore lo capisca". Se Internet è una fonte inesauribile di informazioni, per lo più gratuite, i quotidiani devono avere sempre più il compito di aiutare a capire il mondo che ci circonda. "I giovani oggi sono molto più informati di quanto eravamo noi, ma il risultato è che danno meno valore al commento, alla riflessione – ha detto Vittorio Colao, amministratore delegato di RCS MediaGroup –. Il punto è che la lettura dei giornali dà un vantaggio competitivo di interessi, di comprensione di ciò che avviene. L'informazione allo stato puro consiste nel sapere che cosa è successo. Ma il vero valore aggiunto è nel saper interpretare e capire gli avvenimenti". "Il rischio maggiore che gli studenti correranno quando andranno a lavorare – ha osservato Marchetti –, non sarà di non avere un'informazione, ma che qualcuno dica loro che non sanno ragionare". Rispetto alle edizioni a stampa, i quotidiani online hanno il vantaggio di fornire indicazioni piuttosto precise in termini di accessi ai singoli articoli. "Ne emerge un giornale con temi alti e temi più leggeri – ha spiegato Marco Pratellesi, responsabile di corriere.it –. La politica funziona soprattutto quando c'è in vista una decisione forte, che incide sulla vita delle persone. La cronaca e le notizie leggere funzionano invece sempre molto bene". Sui contenuti, è interessante sentire il punto di vista dei lettori. Il giornalista del Corriere della Sera Beppe Severgnini ha dato voce ad alcune delle osservazioni pervenute al Forum online del giornale: un universo di richieste e proposte, da "meno politica, più opinioni" a "più spazio al mondo dei blog", passando per "meno brutte notizie" e "fate un inserto per i giovani". Disparate anche le opinioni dei lettori di giornali presenti in aula, più o meno famosi che fossero. Mario Tozzi, conduttore del programma TV "Gaia - Il pianeta che vive", ha detto per esempio di amare gli articoli lunghi ma di trovare la divulgazione scientifica sui quotidiani spesso di bassa qualità. "Io inizio dal fondo del giornale, sulla prima pagina faccio fatica, è un mondo troppo distante dal mio" ha detto invece Camila Raznovich, Vj e volto storico di Mtv, nonché curatrice di una rubrica, sulle pagine di Milano del Corriere, dedicata alle notti della città. "A me il giornale piace averlo in mano, sentire il profumo della carta, ritagliare gli articoli" è infine il punto di vista di Nicolas Vaporidis, attore e protagonista del film "Notte prima degli esami". Grande la passione e la partecipazione quando il dibattito si è allargato al pubblico presente in sala. Qualcuno –e non scherzava affatto – ha suggerito di ridurre il carico di studio per leggere i giornali in aula. Per altri, l'euro speso per il quotidiano è un investimento, purché il contenuto sia di valore. Altri ancora hanno chiesto una "pagina della felicità", dedicata alle buone notizie. Interessante come secondo alcuni certi articoli siano troppo complessi, mentre secondo altri si corre invece il rischio che la brevità porti alla superficialità. "Il problema dei giornali non è tanto di scrivere breve, quanto di scrivere semplice" ha osservato Colao. "Mai sopravvalutare l'informazione dei lettori e mai sottovalutare la loro intelligenza": piccola lezione di giornalismo, per di più da una firma di via Solferino del calibro di Gianni Riotta. |
|