Il sistema idrico "autosufficiente" fa male alla bolletta
Le bollette dell'acqua a carico degli utenti potrebbero salire dagli attuali 96 a 280 euro medi annui pro capite se la gestione del sistema idrico di Milano fosse 'autosufficiente', cioè non ricorresse alla finanza pubblica, e soprattutto se il finanziamento fosse demandato completamente al mercato. E' quanto hanno stimato i ricercatori dello Iefe Bocconi, in uno studio realizzato per il Comune, analizzando la differenza tra le attuali entrate tariffarie e quelle che consentirebbero di coprire tutti i costi connessi alla gestione, ossia i costi operativi e quelli del capitale, includendovi anche il rinnovo delle infrastrutture esistenti.
Il modello di 'autosufficienza' finanziaria sviluppato nella ricerca comprende tre diversi scenari: nel primo, il finanziamento degli investimenti resta a carico della finanza pubblica. Il secondo, lo scenario 'Medio', valuta la costituzione di una società patrimoniale pubblica che si finanzia sul mercato con l'emissione di obbligazioni garantite dal pubblico. Il terzo, denominato 'Mercato', prevede invece che il rischio economico dell'investimento sia trasferito interamente al soggetto gestore.
Ciò che emerge in tutti gli scenari, messi a punto per la città di Milano valutando sia il periodo precedente che quello succesivo al commissariamento (ossia prima e dopo l'entrata in funzione del sistema di depurazione, che rappresenta l'11% del valore totale del sistema idrico integrato), è che l'autosufficienza produrrebbe in ogni caso un aumento delle tariffe.
Ma se con la gestione affidata alla 'finanza pubblica' i costi medi simulati salirebbero a 0,64 euro al metro cubo, rispetto alla tariffa media attuale di 0,48 €/mc, con la gestione tramite società patrimoniale o affidata a un'impresa il totale dei costi aumenterebbe rispettivamente a 1,03 e a 1,40 €/mc. Il tutto, quindi, si tradurrebbe in una spesa media annua per gli utenti compresa tra i 129 e i 280 euro l'anno, rispetto agli attuali 96. Tali differenze sono attribuibili al diverso costo per la remunerazione del capitale investito per i tre scenari e alla diversa durata dei periodi di ammortamento.
Tuttavia, non si tratta tanto di chi gestisce il sistema, che secondo i ricercatori è opportuno sia un soggetto imprenditoriale dotato di autonomia, quanto del meccanismo con cui si provvede a reperire il capitale necessario agli investimenti: "Bisogna chiarire che le tariffe dell'acqua sono comunque destinate ad aumentare", spiega Antonio Massarutto, direttore di ricerca dello Iefe. "Ciò nonostante, lo studio dimostra che un finanziamento lasciato completamente al mercato non è praticabile, per lo meno a lungo termine. Il problema non sono tanto gli investimenti richiesti dalle direttive europee, quanto piuttosto la manutenzione e rinnovo delle reti esistenti". Non solo, "lo stesso modello teorico è stato applicato anche ad altri ambiti territoriali e ha prodotto risultati simili, se non peggiori, soprattutto nelle aree con minore densità abitativa".
Se infatti si tiene presente la soglia di insostenibilità sociale della bolletta, solitamente fissata nel 2% del reddito annuo, si vede come tali aumenti possano sforare le capacità delle famiglie più povere: "L'incidenza delle tariffe su un reddito di 6.000 euro l'anno, reddito che identifica la soglia di povertà", conclude Massarutto, "passerebbe infatti dal livello attuale di 1,6% al 2,1% già a partire dal primo scenario di autosufficienza, quello basato sulla 'finanza pubblica', per arrivare al 4,7% nella gestione affidata a aziende private. Diventa quindi necessario intervenire anche sulla struttura delle tariffe. Quella attuale prevede una quota fissa molto piccola e una quota a volume preponderante: una soluzione potrebbe consistere nell'incrementare la quota fissa e determinarla prendendo in considerazione il reddito familiare o altri indicatori di ricchezza come la superficie dell'immobile. Considerato che la domanda di acqua è inelastica, (se ne consuma la stessa quantità indipendetemente dal reddito) questo sistema permetterebbe di non svantaggiare le famiglie povere".