Il pensiero critico contro le fake news
Il mese scorso ho partecipato a un dibattito organizzato dal Corriere della Sera sul tema delle fake news. È stata l'occasione per approfondire il ruolo che le università possono avere nel combattere questo fenomeno. Il pensiero critico, infatti, aiuta a formarsi una opinione più solida in un contesto in cui l'informazione a volte sconfina nelle vituperate fake news.
E qui entra in gioco l'università. Il pensiero critico si può e si deve imparare anche all'università. Introdurre corsi che esplicitamente insegnino e aiutino a sperimentare il pensiero critico, e in generale aiutare le nuove leve a usare la logica, non aiuterà forse a debellare in sé il fenomeno delle fake news, ma aiuterà sicuramente a far sì che gli studenti si pongano interrogativi intelligenti per risolvere i problemi e le opportunità che consentano di far vivere le generazioni in un mondo e in una società migliori.
Le università sono, infatti, i luoghi in cui scienza e ragione aiutano a comprendere la complessità dell'universo, attraverso le discipline che lo studiano. Con la loro ricerca scientifica, le università aiutano a creare nuova conoscenza, che alimenta la comprensione delle dinamiche naturali e sociali del mondo che ci circonda. Con l'insegnamento, aiutano a propagare questa conoscenza nella società e nelle professioni. Il percorso formativo dei ragazzi in un momento storico di profondo cambiamento tecnologico, sociale e culturale richiede alle università di rafforzare ulteriormente la capacità di analisi, valutazione e inferenza degli studenti.
La razionalità del metodo scientifico già pervade i corsi che vengono insegnati in Bocconi. Il prossimo passo, dopo l'introduzione dei corsi di coding e quindi di analisi dei dati, è introdurre sempre di più una buona dose di logica e pensiero critico che aiuta a comprendere la complessità dei problemi e stimolare lo sviluppo di una forma mentale in grado di accettare le sfide crescenti che la complessità ci pone – come quelle legate all'intelligenza artificiale che sostituisce il lavoro umano o all'industrializzazione selvaggia che ha reso il pianeta progressivamente malato.