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Il giro di Mumbai in dieci giorni

, di Fabio Todesco
Uno study tour tra vecchi cinema, caffè iraniani e le gallerie d’arte nascoste nei recessi della città. Possibile grazie all’impegno di uno studente Bocconi in India per la tesi

Lo spettacolo di una ventina di ragazzi occidentali che cercano di acquistare i biglietti per un film popolare in uno dei cinema più economici della città, prima di andare a bere in un caffè iraniano tradizionale è inusuale persino per un centro come Mumbai. Così, quando una quindicina di studenti Cleacc e Acme Bocconi, accompagnati da due professori, lo hanno fatto, si sono trovati circondati da un centinaio di curiosi e la loro storia è finita sul Times of India.

Era solo l'inizio di un insolito study tour, con il gruppo suddiviso in quattro squadre per cercare di avvicinarsi, in una decina di giorni, alla scena creativa di Mumbai nei settori del cinema, degli artisti, delle gallerie e dell'editoria, "una tappa di un lavoro molto più complesso", spiega Stefano Baia Curioni, direttore dell'Acme e promotore dell'esperienza, "comprendente diverse città in Europa, Stati Uniti e Asia, che vedrà la luce più in là nel tempo".

Gran parte del lavoro organizzativo, che ha consentito di sfruttare in modo intensivo i dieci giorni a disposizione tra incontri, interviste e visite, era stato fatto da Dario Manuli, a Mumbai, con qualche interruzione, da ottobre, per preparare una tesi dal titolo Il nuovo Oriente. L'arte contemporanea a Mumbai tra innovazione e mercato, discussa in questi giorni. Partito con il solo biglietto aereo e senza prenotazioni neppure per l'alloggio, Manuli è riuscito, nel giro di pochi mesi, a crearsi una rete di contatti che gli ha consentito di scoprire un mondo altrimenti invisibile al visitatore. "E l'aspetto più bello e stupefacente è che spesso non si tratta di quelle che gli americani chiamano connection, rapporti opportunistici, ma di relazioni disinteressate, che aiutano a capire anche le persone".

Il primo di questi contatti è stato un giovane produttore cinematografico che, rispondendo a un suo annuncio sul sito americano Craiglist, gli ha affittato l'appartamento in cui è vissuto per tutto il periodo. "Un appartamento dallo stile occidentale", racconta Manuli, "che mi ha fatto subito capire che ero capitato in un ambiente particolare". Il produttore lo ha introdotto a creativi di diverso genere, anche se legati prevalentemente al cinema. "Parlavano tutti inglese, una lingua diffusa solo nella middle-upper class, a differenza di quanto si ritiene comunemente, e si incontravano in locali trendy, mentre i creativi delle città occidentale privilegiano, di solito, i ritrovi underground".

Le gallerie, a Mumbai, sono concentrate in alcune zone della città, ma sono difficilmente riconoscibili dall'esterno. Nel 1995, oltre al nome della città, sono cambiati anche i nomi di tutte le vie e per un occidentale l'orientamento non è agevole. Un altro incontro decisivo per Manuli è stato, di conseguenza, quello con una giovane curatrice che, vedendolo sperso nella zona delle gallerie, è diventata quasi una guida e l'ha presentato ad artisti e galleristi. "Ho parlato con gente di ogni età, incontrandoli nelle gallerie o nei loro studi compreso un artista che, poi, ho scoperto avere venduto tele per 5-600.000 dollari. Era incredibile come, da occidentale, fossi impreparato a comprendere codici culturali così diversi e a riconoscere, quindi il rango degli artisti".

Prima dell'organizzazione dello study tour per i suoi compagni di studio, Manuli ha anche avuto al fortuna di partecipare al matrimonio di un parente del suo padrone di casa. A sposarsi era il figlio di un generale dell'esercito collezionista d'arte e la cerimonia è stata così sfarzosa da essere ripresa dalla televisione del National Geographic.

Sono sempre le relazioni personali a tornare a galla, qui come nell'organizzazione di stage a Mumbai per altri studenti Acme, per i quali si sono impegnati, nelle ultime settimane, i conoscenti di Manuli.