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Il futuro di Milano passa per l’Expo

, di Andrea Celauro
Letizia Moratti, sindaco di Milano, ha raccontato del progetto per l’esposizione universale agli alumni Bocconi

Il sindaco Letizia Moratti con Sergio Luciano, direttore di Economy

Milano che cambia con in testa un progetto, l'Expo del 2015. Ne ha parlato Letizia Moratti, sindaco di Milano, ospite d'eccezione dell'incontro organizzato ieri a Palazzo Bocconi dall'Amsda, la Sda Bocconi master alumni association, e al quale hanno partecipato, tra gli altri, Alberto Grando, direttore della Sda, e Bruno Pavesi, consigliere delegato dell'Università Bocconi. L'incontro è stato moderato da Sergio Luciano, direttore di Economy.

"L'Expo è uno strumento per consolidare le relazioni economiche, culturali, scientifiche e istituzionali tra l'Italia e gli altri paesi", ha spiegato Letizia Moratti agli alumni. "Uno strumento per contribuire alla nostra crescita e allo sviluppo sostenibile degli altri paesi. Milano meritava un grande progetto internazionale e la scelta di puntare sull'expo è nata dalla valutazione che rispetto ad altri grandi eventi, come le olimpiadi, pur avendo minore visibilità mediatica, l'esposizione universale ha maggiori ricadute sulla città". Ricadute aggiuntive che, secondo le stime della Camera di Commercio "sarebbero di 44 miliardi di euro".

La sala gremita di alumni a Palazzo Bocconi

Aggiudicarsi l'onore e l'onere di un evento del genere, della durata di sei mesi, non è stato facile per l'amministrazione guidata dalla Moratti. Una sfida lunga due anni, contro un avversario agguerrito come Smirne. La proposta che Milano ha fatto al mondo, e che si è poi rivelata vincente, ha puntato sul medio-lungo periodo: "Abbiamo visitato 130 paesi e a ognuno abbiamo garantito uno o più progetti per la durata di sette anni. Tre i temi sui quali abbiamo costruito il nostro progetto, collegati tra loro: l'alimentazione, l'energia e i cambiamenti climatici".

Per la città di Milano, si tratta di investimenti per 11 miliardi in strutture di connessione e 4 per la realizzazione dell'evento vero e proprio. Ma significa anche "creare, negli anni precedenti, 70 mila posti di lavoro, che in un periodo di crisi come questo possono rappresentare un volano di sviluppo". Un Expo che, rispetto ad alcuni omologhi del passato, vedrà tra l'altro una novità: nessun landmark fisico, nessuna struttura imponente a catalizzare l'attenzione (come la Tour Eiffel nel 1889), ma piuttosto un "landmark intellettuale". "Realizzeremo un centro di sviluppo sostenibile nell'area destinata all'esposizione", aggiunge il sindaco Moratti, "un luogo che possa esportare, come polo di cultura e di ricerca, il simbolo dell'Expo in tutti i paesi".