Il futuro deciso da una staffetta
I pubblici dipendenti si trovano in una fase assai difficile, messi sotto scacco da continui attacchi mediatici e da un'opinione pubblica avversa, oltre che costretti all'interno di un quadro di scarsità di risorse che impone il contenimento dei salari e il blocco della contrattazione sindacale.
Ma le amministrazioni pubbliche sono organizzazioni di servizi e, in quanto tali, si giocano qualità ed efficienza sulla competenza e la motivazione dei lavoratori, il fattore di produzione più importante. Bene quindi che il ministro Madia identifichi nella programmazione strategica degli organici, in un diverso rapporto con il mercato del lavoro, nella responsabilizzazione sui risultati, in una maggiore mobilità e flessibilità di impiego, alcuni dei principi fondamentali del disegno di rinnovamento.In particolare, grande eco mediatica ha avuto il richiamo all'esigenza di una "staffetta generazionale" all'interno del settore pubblico, tale da assicurare uno svecchiamento degli organici e, al tempo stesso, l'immissione di forze fresche e motivate.Da questo punto di vista uno dei principali malanni del settore pubblico, l'età media elevata, rappresenta paradossalmente una grandissima opportunità. Un'approfondita ricerca da noi condotta sui circa 3.000 dirigenti dei ministeri, per esempio, ha messo in evidenza che nei prossimi 7 anni si assisterà ad un ricambio che interesserà circa il 50% degli stessi.Decisiva sarà, di conseguenza, la gestione delle nuove immissioni e delle carriere interne, da regolamentare con i prossimi decreti. Scelte azzeccate, vista l'entità del ricambio, possono trasformare il settore pubblico. Scelte sbagliate possono ipotecarne negativamente il futuro e condannarlo a un declino definitivo. E' importante che i criteri di selezione per questo importante ricambio generazionale non riproducano gli errori del passato, soprattutto per i ruoli di responsabilità. Non abbiamo bisogno solo di dipendenti pubblici più giovani, ma anche, e soprattutto, più competenti.La maggior parte dei dipendenti pubblici attuali, infatti, sono nati e cresciuti nel settore pubblico, non hanno maturato altre esperienze di lavoro, hanno una debole o quasi nulla esposizione internazionale, una preparazione prevalentemente giuridica o specialistica, non hanno specializzazioni post-laurea, faticano ad uscire dalla cultura dell'adempimento a favore di quella della responsabilità sui risultati, vivono un rapporto complesso con la politica, fatto di continue richieste di indipendenza e tante commistioni di interessi.Molto c'è da fare, quindi, sul reclutamento e la selezione delle nuove leve che, più di altre, avranno la responsabilità del cambiamento.Ma qui, più che di una riforma c'è bisogno di una rivoluzione. Non è con gli annunci sulla Gazzetta Ufficiale che si attirano i talenti verso la pubblica amministrazione, non è con i concorsi pubblici tradizionali, basati su prove scolastiche e nozionistiche, che si selezionano davvero i migliori.Va quindi ripensato, in modo professionale, tutto il processo di recruitment nel settore pubblico, allineandosi alle migliori esperienze internazionali. Una chiara definizione dei profili professionali e dei requisiti di competenze collegati, modalità di selezione affidate ad assessment center specializzati, percorsi riservati agli alti potenziali in grado di attirare i migliori, un investimento continuo sullo sviluppo delle competenze e logiche meritocratiche di gestione, sono tra i fattori che possono rendere interessante la pubblica amministrazione per chi non la conosce e, al tempo stesso, valorizzare e far crescere i dipendenti pubblici sui quali puntare."Vogliamo fare sul serio", così si apriva la lettera di Matteo Renzi e Marianna Madia ai dipendenti pubblici che ha dato il via, in queste settimane, al processo di riforma. Un cambiamento radicale dei metodi di selezione, che li renda davvero meritocratici e indipendenti dalla politica e dalle raccomandazioni, rappresenta un primo importante banco di prova della serietà di questa riforma, non solo nelle intenzioni ma anche nei fatti.