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Il fermento culturale di Milano in una mappa creata dalla comunita' Bocconi

, di Benedetta Ciotto
MapMI e' il nuovo progetto di ricerca che coinvolge docenti, ricercatori e studenti Bocconi, per mappare gli hub culturali di Milano e creare un database condiviso e in continua evoluzione a disposizione della comunita', non solo universitaria

Studenti, docenti e ricercatori Bocconi uniscono le forze per mappare la città di Milano e raccontare il fermento e il dinamismo culturale che la caratterizzano. Si sono incontrati proprio ieri per definire le linee generali del progetto, che prende il nome di MapMI: "Si tratta di un progetto di ricerca condiviso, aperto a tutta la comunità Bocconi, che parte dall'individuazione di tutti i luoghi chiave nell'evoluzione culturale della città di Milano e che ha come obiettivo finale la creazione di un grande database fruibile non solo dall'università, ma anche dai cittadini", spiega Paola Dubini, direttore del corso di laurea in Economia per le Arti, la Cultura e la Comunicazione e direttore scientifico dell'iniziativa.

I luoghi che saranno "mappati" sono i più disparati: gallerie d'arte, teatri, cinema, caffè letterari, circoli, negozi di abbigliamento vintage, fino ad arrivare ai centri di aggregazione più ibridi, sempre più diffusi nella città, che organizzano attività di varia natura e che sono difficilmente riconducibili a una categoria ben precisa. "Includeremo tutti questi elementi perché gli attori che contribuiscono al fermento culturale e all'evoluzione del tessuto urbano sono molti ed eterogenei, motivo per cui il database che intendiamo mettere a punto vuole offrire un'immagine sì puntuale della città di Milano, ma anche interattiva e in costante via di evoluzione, proprio come la città che vuole raccontare", precisa Caterina Laurenzi, studentessa di Management che ha appena finito di scrivere la sua tesi di laurea sul tema della gentrificazione. "Inoltre, il bello delle mappe, è che non sono mai neutre, ma raccontano sempre ciò che il suo autore desidera rivelare".

Il lavoro non si esaurisce nella semplice individuazione di luoghi, ma intende proseguire nel suo sfaccettato racconto del territorio milanese andando sempre più in profondità: "Formeremo dei gruppi di lavoro, e ogni gruppo dovrà rispondere a domande sempre più specifiche, come definire uno spazio ibrido o indipendente, in modo da arrivare ad elaborare riflessioni più raffinate sulla nostra città", precisa Dubini. "Questo lavoro è molto importante", aggiunge Caterina", "perché se vogliamo intervenire concretamente sulla nostra città dobbiamo prima di tutto studiarla e comprenderla a fondo. Per questo MapMI è un ottimo punto di partenza".