Il costo (in)civile della corruzione
Paola Mariani |
Tutti gli studi sull'incidenza della corruzione in Europa e nel mondo indicano il nostro paese tra gli stati in cui il fenomeno è più diffuso. Le organizzazioni internazionali che a vario titolo si occupano di cooperazione economica sono impegnate a elaborare strategie e strumenti normativi a sostegno dell'azione degli stati nella lotta alla corruzione. La capillarità del fenomeno è tale che le tradizionali politiche di repressione criminale si sono rivelate insufficienti e devono essere affiancate da interventi in altri settori del diritto. Alla responsabilità penale di corrotti e corruttori si affianca una loro, non meno grave, responsabilità civile per gli ingenti danni che derivano dalla condotta antisociale. Nonostante l'elevato numero di processi penali per corruzione, le cause civili per risarcimento danni sono ancora poche. Eppure, si tratta di cause che possono portare a risarcimenti anche milionari. Si pensi al caso Cir/Fininvest che ha visto la Fininvest condannata a risarcire oltre 500 milioni di euro alla Cir per la corruzione di un giudice della Corte d'Appello di Roma che decise l'annullamento del lodo arbitrale il quale riconosceva alla Cir il controllo della Mondadori.
Il 1° ottobre 2013 è finalmente entrata in vigore anche per l'Italia la Convenzione civile sulla corruzione del Consiglio d'Europa del 1999, che stabilisce standard minimi per consentire alle vittime della corruzione di avvalersi della tutela giurisdizionale per ottenere il risarcimento dei danni.
Si tratta, per ora, dell'unico strumento internazionale a carattere vincolante; tuttavia, il dibattito internazionale sul tema dell'incentivazione di strumenti giuridici di natura privatistica per combattere la corruzione è molto vivace. Giuristi esperti di commercio e contratti internazionali si stanno confrontando sull'adeguatezza dei sistemi giuridici nazionali a tutelare le vittime della corruzione, che sono portatrici di interessi differenti. Si pensi alla corruzione negli appalti della pubblica amministrazione. Un recente studio commissionato dall'Olaf (Ufficio europeo per la lotta antifrode) e presentato al Parlamento Europeo ha stimato che il costo della corruzione in un appalto pubblico rappresenta una percentuale del suo valore complessivo che può arrivare fino al 4%. In questo settore le vittime della corruzione sono i contribuenti su cui pesa il prezzo della corruzione in termini di imposte e tasse sempre più elevate, le pubbliche amministrazioni che a causa di funzionari corrotti sono macchine sempre più costose che delegano l'erogazione di beni e servizi a imprese criminali e i concorrenti ingiustamente esclusi.
L'accertamento in sede penale di eventi corruttivi che hanno viziato la procedura di assegnazione di un appalto pubblico può determinare sul piano civilistico l'invalidità dei contratti e la responsabilità civile dei soggetti penalmente responsabili. Tuttavia, si tratta di un accertamento complesso che non si può esaurire in sede penale e che coinvolge, in seconda battuta, il giudice civile. I tempi dei processi in Italia rappresentano il primo ostacolo all'esercizio delle azioni civili di risarcimento danni. Basti pensare che l'evento corruttivo da cui è derivato il diritto al risarcimento del danno riconosciuto alla Cir risale al gennaio 1991 e la sentenza che ha definitivamente condannato la Fininvest al risarcimento del danno è del settembre 2013. Occorre mettere in campo tutte le forze per far funzionare il nostro ordinamento e renderlo all'altezza delle sfide che il mercato globale impone. Intervenire sulle regole, in linea con i modelli che si delineano a livello internazionale, non basta. In assenza di un sistema processuale e di enforcement efficiente ed efficace qualunque intervento legislativo rischia di essere vanificato.