I tagli della Fed sulle commodity
La decisione della Federal Reserve (Fed) di ridurre gli acquisti dei titoli del debito Usa va letta in una prospettiva più ampia e non solo come problema interno. Gli acquisti di titoli come compratore di ultima istanza erano funzionali a sostenere una fase congiunturale difficile al fine di evitare una svalutazione del debito, un suo ulteriore downgrading dopo quello dell'agosto 2012 e sostenere o rilanciare il sistema economico con una massiccia iniezione di liquidità nel sistema secondo un modello culturale basato sulla finanza come cura di tutti i mali.
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A partire dagli anni Novanta il ruolo della finanza è infatti diventato determinante nell'indirizzare il modello di sviluppo delle società e si è accompagnato a una suo crescente distacco dall'economia reale, diventata ancillare, assumendo una sua vita autonoma in modo sempre più asimmetrico e indipendentemente alla realtà dei fatti . Sganciandosi dall'economia reale ha finito per avere un suo valore astrale sempre più difficilmente misurabile rispetto a quello dei corrispondenti beni reali di riferimento a cui deve, in ultima istanza, essere ricondotta perché in sé la moneta non ha valore.
Alla fine degli anni Novanta, sulla base di questa verità, legittimata dai Nobel,Greenspan ha totalmente deregolamentato la finanza e i derivati, inondando così il paese prima e il mondo poi di moneta; i volumi delle transazioni finanziarie sono esplosi illimitatamente colpendo tutti i paesi, compreso il nostro; la finanza è diventata anche uno strumento egemonico. Lo scoppio della bolla immobiliare e finanziaria nel 2008 ha rallentato lo tsunami finanziario salvo farlo riprendere rapidamente. L'exit strategy di Bernanke per uscire dalla crisi è stata sempre legata al modello finanziario quindi continuare a immettere liquidità nel sistema (la Fed acquistava 85 miliardi di dollari al mese di titoli di stato Usa) in presenza di un debito interno crescente e, recentemente, anche di un pil crescente ma asimmetrico rispetto sia alla massa monetaria sia alla ricerca di equilibri sociali sostenibili. Infatti, sono aumentate la povertà, la disuguaglianza (la più alta tra i paesi industrializzati) e anche il sistema occupazionale nel complesso (disoccupati, sottoccupati e coloro che non cercano più lavoro).
Le titubanze della Fed nel continuare un gioco, nel tempo insostenibile, sono state evidenti prima e dopo i disordini in Siria - uno stop and go in un solo mese; solo adesso ha avviato un processo di riduzione degli acquisti di bond Usa progressivo nel tempo per contenere l'esplosiva massa monetaria, operazione di per sé coerente ma con un effetto (fine ?), forse, più pericoloso. A fronte del calo di acquisti della Fed, essendo immutato il debito, la finanza mondiale potrebbe dirottare i suoi acquisti verso i titoli Usa se l'economia desse segno di ripresa, in qualunque modo si manifesti tanto il mondo finanziario non è interessato ai problemi sociali. Così risorse finanziarie verrebbero sottratte alla sottoscrizione dei titoli di altri paesi, ad esempio quelli emergenti (i Bric) che, per collocarli, sarebbero costretti ad alzare i tassi di interesse peggiorando i loro equilibri finanziari. La valuta delle loro monete si deprezzerebbe così come il prezzo delle loro commodity (gas, carne, materie prime) su cui si regge gran parte delle loro economie, le quali potrebbero andare in loop. A quel punto i rapporti di forza contrattuale tra paesi cambierebbero in tutti i sensi e la correlazione suggerita nel titolo prenderebbe sostanza e forma per una nuova tempesta monetaria.