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I costi della vecchiaia

, di Elena Cantu', Emilio Tanzi e Francesco Longo - rispettivamente, contracted research fellows e direttore del Cergas Bocconi
Come cambia il comparto dell'assistenza agli anziani

La spesa per gli anziani assorbe più di due terzi di tutte le risorse sociosanitarie e socio-assistenziali del sistema di welfare pubblico. Ciò nonostante, il settore non dispone di un quadro informativo completo in merito. Delle strutture residenziali per anziani si conoscono le rette e i contributi pubblici, ma poco o nulla si conosce dei loro costi e degli standard assistenziali applicati, quindi della loro sostenibilità economica e dei margini di investimento e di sviluppo.

Uno studio del Cergas ha analizzato le caratteristiche, l'assetto e i costi delle strutture residenziali per anziani in Lombardia e i risultati sono stati confrontati con quelli di uno studio simile svolto dall'Ires Veneto sui servizi residenziali di questa regione. I risultati dei due studi evidenziano alcuni elementi e traiettorie di cambiamento comuni del settore. In primo luogo, si assiste al progressivo innalzamento dell'età media degli ospiti di queste strutture, con un peggioramento del profilo sanitario (pluri-patologie e quota crescente dei casi di demenza) e una riduzione dei tempi medi di degenza. Le strutture diventano sempre più istituti di ultima istanza, perché vi è la tendenza a tenere il più possibile gli anziani al proprio domicilio. Pur rimanendo sempre all'interno del 'core business anziani', gli enti iniziano a differenziare il proprio portafoglio servizi, abbinando all'offerta residenziale tradizionale posti letto di sollievo, centri diurni, assistenza domiciliare, servizi di riabilitazione, ecc. Questa prospettiva di sviluppo determinerà una possibile maggiore integrazione della rete dei servizi per gli anziani. Inoltre, il settore è frammentato, con molte strutture medio-piccole, che appartengono a soggetti economici diversi tra loro. È iniziato un lento processo di networking o acquisizione di strutture da parte di gruppi, ma il tasso di concentrazione e la velocità del processo appaiono ancora modesti. I differenziali di costo più significativi registrati tra le strutture sono essenzialmente spiegati dai diversi regimi contrattuali applicati al personale assistenziale, con differenze anche del 50% (dai 16 ai 24 euro l'ora). Trattandosi di lavoratori nella fascia bassa della piramide salariale, sembra corretto chiedersi se strutture cofinanziate al 45% dal pubblico possano basare le loro strategie competitive sulla compressione delle formule contrattuali, invece che su reali risultati in termini di efficienza organizzativa/gestionale o di qualità dei servizi. Infine, le strutture lavorano in media al di sopra degli standard assistenziali definiti dall'autorità regionale. Gli standard erogati sono relativamente fissi e non variano al variare del case mix. Le ricerche mostrano, infatti, una debole o assente correlazione tra costi produttivi sostenuti e gravità del mix di utenti. Rispetto a questo scenario, i differenziali di costo, di equilibri economici, di standard assistenziali tra strutture con pazienti omogenei dovrebbero rappresentare un terreno di osservazione fondamentale per ogni regolatore regionale. Sarebbe quindi necessario costruire un osservatorio permanente sui costi e sugli standard assistenziali, capace di modellizzare le soluzioni e individuare le best practice; diffondere il know-how presente nel sistema, con processi di benchmarking inter-aziendali; promuovere la rotazione della dirigenza nel sistema tra gestori privati e pubblici; promuovere ricerche e sperimentazioni inter-aziendali. Spesso, invece, quest'apertura verso il confronto tra ente regolatore e soggetti produttori stenta a consolidarsi, lasciando gli oneri di questo governo debole del sistema in capo agli anziani non autosufficienti e ai loro famigliari.