Ho visto un re. E piangeva
A torto o a ragione, la politica agricola europea (pac) è da tempo considerata come una delle politiche più distorsive e meno efficienti tra quelle gestite da Bruxelles. Del resto, destinare quasi il 50% del già limitato bilancio comunitario a una iniziativa il cui principale beneficiario individuale in Europa (in termini di somme monetarie ricevute a titolo di sostegno al reddito) è stato per diversi anni la signora Elisabeth Windsor, altrimenti nota come Elisabetta II, non sembra in effetti molto lungimirante.
Eppure, ormai da qualche anno la pac ha cambiato profondamente pelle. La 'rivoluzione' più profonda è stata decisa nel 2003, quando si è avallato il principio del cosiddetto 'decoupling' (disaccoppiamento), ossia la fine della relazione di proporzionalità diretta tra l'ammontare della produzione e l'ammontare degli aiuti diretti di sostegno al reddito, principio alla base della 'nuova' pac così come emersa dopo l'Uruguay Round del General agreement on tariffs and trade (Gatt) del 1994. Tale principio, oltre a fare la felicità delle teste coronate d'Europa (il re di Danimarca è stato per lungo tempo secondo in classifica dietro Queen Elizabeth), aveva anche aperto la strada ad abusi e stravolgimenti del ciclo naturale di produzione, in quanto la struttura di incentivi era volta a massimizzare la resa per capo, o per ettaro, senza nessuna considerazione in termini di qualità. Lo stesso sistema delle 'quote' di produzione, nato contestualmente a quella riforma, è stato per anni fonte di gravi distorsioni del mercato, quando non di palese illegalità. Le pressioni derivanti dal negoziato internazionale del Doha Round in sede Wto, con il relativo capitolo legato ai domestic subsidies, ossia il divieto di misure di sostegno distorsive dei flussi di commercio internazionale (gran parte di questo eccesso di produzione europea finiva scaricato sui mercati internazionali, deprimendo il prezzo di alcune tra le principali commodity) hanno tuttavia portato l'Ue alla riforma del 2003, con l'introduzione del disaccoppiamento e della progressiva abolizione del sistema delle quote. Tali misure stanno profondamente mutando il contesto agricolo europeo. Oggi il sostegno al reddito viene legato sempre di più al raggiungimento di una serie di standard ambientali, di qualità e salute, insieme all'impegno di mantenere il terreno in buone condizioni di manutenzione ('cross-compliance'), in un contesto di stabilità finanziaria complessiva per il bilancio europeo. Dal punto di vista economico, si tratta di una scelta perfettamente razionale: di fatto, si riconosce che la produzione agricola di qualità genera non solo reddito per gli operatori, ma anche un'esternalità positiva (paesaggistica, ambientale) per la società nel suo complesso, esternalità il cui valore economico va riconosciuto e remunerato. È questo il senso più proprio del carattere 'multi-funzionale' che l'Unione europea riconosce alla sua produzione agricola.Certo, non tutto è risolto e le sfide per il futuro della pac non mancano. Possiamo citarne due, tra di loro legate. Innanzitutto, in sede Wto il negoziato agricolo non ha ancora raggiunto un punto di convergenza. Mentre sul tema dei domestic subsidies e dei sussidi all'export l'accordo è stato trovato, i paesi in via di sviluppo richiedono un'ulteriore apertura dei mercati agricoli dei paesi industrializzati. La conseguente riduzione delle tariffe europee, e dunque il contestuale aumento della concorrenza internazionale, unita al sempre minore sostegno al reddito erogato dal bilancio comunitario (la pac si avvicina ormai a superare al ribasso la soglia del 40% del bilancio dell'Unione), comporteranno una fase di inevitabile ristrutturazione del comparto, con l'uscita dei produttori meno efficienti, il che presumibilmente darà luogo alla possibilità di introdurre, per gli stati membri che lo desiderano, un co-finanziamento nazionale della stessa pac. Questo darà luogo a una ridiscussione complessiva delle prospettive finanziarie su cui si basa il bilancio comunitario, e dunque, volente o nolente, ridarà nei prossimi anni centralità politica alla pac nel dibattito europeo.