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Grande evento sportivo, grande eredità

, di Fabio Todesco
Olimpiadi, Mondiali di calcio e simili non lasciano soltanto nuovi impianti, ma anche nuove capacità organizzative e un’immagine indelebile delle città. Se ne interessa il Master Fifa

"I grandi eventi sportivi possono cambiare le città, e non solo per le strutture che lasciano in eredità ai cittadini", sostiene Dino Ruta, direttore scientifico dell'International master in management, humanities and law of sport (Fifa Master) organizzato dal Cies (the Fifa international center for sports studies), Sda Bocconi School of Management (Management), De Montfort University (Humanities) e University of Neuchatel (Law). "L'impatto riguarda l'ambiente, i trasporti, le competenze, le infrastrutture, l'identità e l'immagine della città, e perciò le località che vogliono aggiudicarsene l'organizzazione devono avere un piano chiaro e specifico per gestire questa eredità". Tanto più che sempre più spesso Fifa, Uefa, Comitato olimpico internazionale e altre organizzazioni valutano tali piani come parametri decisivi per l'assegnazione.

Così Magda Antonioli della Bocconi e Roberto Daneo, che è stato direttore delle relazioni con le autorità del Toroc, il comitato organizzatore delle Olimpiadi invernali di Torino, in un paper in fase di pubblicazione si soffermano sull'eredità intangibile dell'evento. Si può, allora, osservare come i programmi sociali e ambientali abbiano costituito delle best practice diventate veri punti di riferimento e che si è creato un network durevole di volontari che continuano a collaborare con le ong locali e potrebbero intervenire in occasione di eventi futuri. Torino, grazie alle Olimpiadi, ha saputo riposizionarsi come centro non solo industriale e ha cementato i legami con l'entroterra montano.

I risultati preliminari di questo e di altri paper saranno discussi questo pomeriggio nel workshop The legacy of sport events: challenges and opportunities, organizzato dal Master Fifa. Altri tre studiosi della Bocconi, Marco Frey, Fabio Iraldo e Michela Melis, analizzano il Sustainability report dello stesso evento; Paolo Migliavacca (Bocconi) e Angelo Russo (Parthenope) analizzano gli effetti del rifacimento dell'Emirates stadium dell'Arsenal su un gruppo esteso di stakeholder.

Dino Ruta e Beatrice Manzoni analizzano il lascito della Coppa America di vela alla città di Valencia soffermandosi sulla creazione di nuove capacità organizzative. Già in fase di pianificazione strategica sono stati considerati effetti di vario tenore fino al 2015. Un organismo a finanziamento misto, il Ceyd (Centro di strategia e sviluppo), anche a manifestazione conclusa, mira a fare da catalizzatore per lo sviluppo della città.

I paper, in fase di realizzazione, potrebbero risultare in una pubblicazione internazionale, insieme a quelli di autori di altre università italiane e straniere. Giuseppe Telesca dell'Università di Firenze si focalizza soprattutto sulle Olimpiadi di Roma del 1960. Douglas Turco (Drexel University) e Shamir Ally (DeSales University) si occupano degli eventi ospitati dai paesi in via di sviluppo e, in particolare, della Coppa del mondo di cricket disputata in Guyana nel 2007, utilizzata dal paese come una sorta di legittimazione socio-economica a confrontarsi alla pari con paesi ritenuti più avanzati. L'eredità delle Olimpiadi di Londra del 1948, in una situazione economica difficile e un mondo che stava entrando nella Guerra fredda, è il tema affrontato da Daphne Bolz della De Montfort University. Susan Barton, Neil Carter, Richard Holt (tutti della De Montfort) e John Williams (University of Leicester) studiano l'impatto dei grandi eventi sportivi sulle città di media dimensione. Jean Williams della De Montfort studia l'impatto del calcio femminile sulla Cina e sulla candidatura vincente per ospitare le Olimpiadi dello scorso anno, mentre Christopher Young della University of Cambridge riesce a trovare un'eredità positiva anche nei Giochi del 1972 a Monaco, nonostante l'attacco terroristico contro gli atleti israeliani.