Globali per nascita. O per necessita'
Nato a Francoforte da genitori iraniani, Navid ha frequentato le scuole in Germania. Dopo gli studi universitari a Londra, stava lavorando per una multinazionale inglese, dove aveva contatti soprattutto con l'Europa meridionale. Pur ottenendo ottimi risultati, capiva che in quel lavoro non stava sfruttando appieno le sue potenzialità...
La storia di Navid illustra il concetto di Tck, Third culture kid: ha passato gli anni della formazione in una cultura diversa da quella dei propri genitori e si è trasferito a Londra per l'università, assumendo elementi di una terza cultura e crescendo come un cosmopolita globale. L'orizzonte identitario dei cosmopoliti trascende i confini convenzionali. Muovendosi tra le nazioni, vivono esistenze transnazionali.
âžœ il futuro è bi o Multi culturale
Oltre ai cosmopoliti globali osserviamo un numero crescente di persone che si definiscono biculturali. I biculturali sono individui con una profonda socializzazione in più di una cultura. Rientrano nella categoria gli immigrati, i loro figli e i figli di genitori provenienti da due culture diverse. Secondo uno studio sui paesi Ocse, il 20% di chi aveva 15 anni nel 2009 aveva almeno un genitore nato all'estero. Il che significa che, nei prossimi anni, una persona su cinque nei paesi Ocse avrà un'identità culturale non convenzionale, ovvero un'identità bi- o multi-culturale.
In un'epoca in cui una visione globale e le competenze cross-culturali sono critiche per il successo nel business, un'educazione multiculturale può essere di vasta portata. Multilingui e con esperienza internazionale, questi individui hanno capacità uniche che gli consentono di agire in modo più efficace nell'ambiente globalizzato degli affari. Sono dotati di intelligenza culturale innata. Sono in grado di gestire simultaneamente diversi modelli culturali e riescono a passare con facilità da uno schema di riferimento culturale a un altro. Sono consapevoli delle caratteristiche tipicamente locali ma sanno vedere oltre il singolo luogo. I cosmopoliti fanno girare le idee da un paese all'altro e sanno integrare attività globali. Sono dotati di una naturale capacità di adattarsi al cambiamento e alla complessità.
➜ La negoziazione identitaria
Un'interessante domanda è se anche i monoculturali possano apprendere queste abilità e competenze. I manager, per esempio, possono imparare la multiculturalità grazie a incarichi all'estero, durante i quali si immergono nelle culture che li ospitano. Ma la semplice esperienza di essere un espatriato in qualche luogo non basta: devono interiorizzare i valori e le norme delle altre culture e diventare capaci di esibire con autenticità comportamenti culturalmente rilevanti. A questo obiettivo si giunge attraverso un processo di sincera riflessione e di profondo adattamento dei propri atteggiamenti e dei propri valori, che Hyun-Jung Lee chiama negoziazione identitaria.
Il lavoro globale non è comunque appannaggio esclusivo di chi attraversa i confini geografici. Sempre più manager sono esposti a clienti, colleghi e culture straniere attraverso progetti virtuali o team di collaborazione globale. Anziché fisicamente, devono spostarsi psicologicamente, attraversando confini mentali.
In qualsiasi forma di lavoro globale i manager siano coinvolti, dovranno sempre più spesso confrontarsi con la negoziazione identitaria, che significa mettere in discussione i propri sistemi identitari e sperimentarne di nuovi. È un processo continuo di osservazione e riflessione sul significato delle nuove esperienze e susseguente incorporazione nella propria vita di nuovi modi di fare e di essere.