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Gli sforzi della distribuzione

, di Sandro Castaldo e Katia Premazzi - rispettivamente, ordinario di economia e gestione delle imprese alla Bocconi e Sda professor di marketing
Marketing. I risultati di un'analisi dei siti web della Gdo

I dettaglianti del settore alimentare, i grocery retailer, sono soggetti ideali per assumere un orientamento alla Csr. Svolgono un'attività human-intensive, con un impatto sul territorio, e fanno da trait d'union fra produttori e consumatori, condizionandone le scelte. I maggiori player a livello internazionale hanno compreso tali potenzialità e intrapreso sforzi per mostrare la propria responsabilità, pur con significative differenze a livello geografico e tra le catene.

Il report dell'ottobre 2009 di Csr Europe, un network europeo per la Csr che raggruppa oltre 75 multinazionali e 27 organizzazioni partner nazionali, dà qualche indicazione in merito.In Gran Bretagna esiste un ministero per la Csr e la sensibilità sul tema è elevata: il 78% del pubblico vuole essere informato delle responsabilità delle imprese verso clienti e comunità. È inoltre attiva l'organizzazione Business in the community che elabora il Corporate responsibility index, un benchmark su base volontaristica che considera l'impegno in quattro aree: comunità, ambiente, mercato, luogo di lavoro. Dai dati di giugno 2009 emerge come diversi retailer abbiano ottenuto alti punteggi, retailer che interpretano la Csr come parte integrante e trasversale dell'attività d'impresa. Relativamente all'Italia, Csr Europe sottolinea come l'intervento pubblico sulla Csr sia stato rallentato da crisi politiche, pur a fronte di un'intensificazione della copertura dei media e di una crescente consapevolezza del pubblico. Per comprendere la situazione nel grocery retail italiano, l'Osservatorio retailing della Sda Bocconi ha condotto una ricerca in collaborazione con Symphony Iri group Italia.L'analisi dei siti dei principali player dalla Gdo e delle interviste a key informant dei retailer particolarmente sensibili al tema mostrano un crescente impegno sul fronte Csr, con un aumento anche del grado di formalizzazione dell'approccio. Si riscontrano iniziative eterogenee negli ambiti d'intervento: sostegno alla comunità, impegno per l'ambiente, attenzione verso i clienti, i dipendenti, le imprese associate (nel caso della Do) e la proprietà. Dall'analisi dei siti emergono iniziative di solidarietà in ambito locale, nazionale, internazionale; di riduzione delle emissioni, promozione del risparmio energetico, riciclo dei rifiuti; lancio di prodotti biologici o del commercio equo e solidale e iniziative di salvaguardia del value-for-money; formazione continua dei dipendenti e coinvolgimento di soci. Alcuni retailer hanno introdotto il codice etico e un bilancio di sostenibilità per quantificare e qualificare il proprio impegno, come il gruppo Poli aderente ad Agorà Network, o Coop e Conad.E tale impegno inizia a essere attestato anche da premi e riconoscimenti: Carrefour Italia ha vinto il premio europeo Greenlight, Coop Italia è stata giudicata da Consumers international (che raggruppa 220 associazioni di consumatori in 155 paesi) la migliore catena europea della grande distribuzione per le politiche sulle condizioni di lavoro e i rapporti commerciali nelle catene di approvvigionamento di prodotti dai paesi in via di sviluppo. Coop Italia ha infatti ottenuto (prima in Europa e tra le prime al mondo) la certificazione Sa 8000 sulla produzione e commercializzazione del proprio prodotto a marchio. L'Oscar di Bilancio 2009 (alle organizzazioni che abbiano attuato la migliore rendicontazione economica, sociale e ambientale e una comunicazione continua ed efficace verso tutti i pubblici di riferimento), è andato invece a Nordiconad. La ricerca evidenzia però come restino ancora potenzialità inespresse sul fronte della comunicazione, della misurazione e della rendicontazione.Gli intervistati riconoscono che l'impegno effettivo è spesso superiore a quello comunicato all'esterno e ammettono difficoltà nel quantificare la propria performance sociale e ambientale. Alcune peculiarità italiane sembrano inoltre non favorire le iniziative dei retailer: non sempre è possibile individuare partner disposti a sviluppare con i retailer soluzioni per incrementare la sostenibilità del business agendo sull'intera rete di punti vendita. Esistono inoltre disomogeneità territoriali forti, ad esempio di regolamentazione regionale e comunale, che rendono difficili da implementare soluzioni comuni. Insomma, la Csr è un'area molto promettente per il futuro del retail italiano, ma è necessario che tutti gli attori, anche quelli istituzionali, si adoperino per superare gli attuali vincoli di sistema, sviluppando una virtuosa alleanza industria-distribuzione.