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Gli effetti nascosti dei tassi d'interesse troppo bassi

, di Elena Carletti - Professore di Finance, Universita' Bocconi
Le conseguenze sulla politica macroprudenziale e i cambiamenti strutturali nei sistemi finanziari sono al centro di uno studio dello European systemic risk board. Tremano i modelli di business tradizionali, si temono l'eccesso di rischio e il troppo potere dei mercati

Il tema dei bassi tassi di interesse è da qualche tempo al centro del dibattito politico e accademico. Ci si chiede perché i tassi siano così bassi e per quanto tempo resteranno tali. I sostenitori dell'ipotesi dei "cicli finanziari" sostengono che i tassi nominali si sono ridotti in risposta a shock finanziari, come il deleveraging. I sostenitori della "stagnazione secolare" sostengono che fattori strutturali come le tendenze demografiche e la bassa produttività producono un eccesso di risparmio rispetto agli investimenti, deprimendo così la crescita e i tassi d'interesse. Secondo i primi, i tassi d'interesse possono rimanere bassi per molto tempo, ma tornano a valori normali una volta che i fattori ciclici svaniscono. Per gli altri, al contrario, i tassi d'interesse sono diminuiti in modo permanente, e rimarranno bassi anche quando il ciclo riprenderà.

Una questione collegata, ma meno discussa, riguarda gli effetti dei bassi tassi di interesse sulla stabilità finanziaria. In linea di principio tassi d'interesse nominali bassi aiutano l'economia attraverso il minor costo del debito, ma quando persistono possono influire negativamente sulla redditività delle istituzioni finanziarie, minacciando la sostenibilità dei modelli di business "tradizionali". In risposta a tali minacce, le istituzioni finanziarie possono cambiare strategie e profili di rischio, creando così nuove vulnerabilità.

Per affrontare questi problemi, lo European systemic risk board (Esrb) ha condotto negli ultimi 18 mesi un lungo studio sugli effetti dei bassi tassi di interesse sulla politica macroprundenziale e i cambiamenti strutturali nei sistemi finanziari dell'Unione europea. Lo studio è culminato in un rapporto preparato congiuntamente al Financial stability committee (Fsc) della Banca centrale europea, che analizza i principali settori del sistema finanziario, le ricadute trasversali e i canali di contagio (il gruppo di lavoro è stato presieduto da Elena Carletti, John Fell e Jacek Osinski). Il rapporto individua tre principali aree di rischio: la sostenibilità dei modelli di business di alcuni istituti finanziari; l'assunzione di rischi eccessivi; l'evoluzione verso un sistema finanziario basato sui mercati.

Per quanto riguarda il primo punto, in un contesto di bassi tassi di interesse e prolungata debole crescita economica, la redditività e la solvibilità delle banche e delle istituzioni finanziarie che offrono rendimenti garantiti (in particolare assicurazioni vita e fondi pensione) può finire sotto pressione a causa dei ridotti margini. La seconda area è relativa ai rischi finanziari derivanti dai mercati finanziari, che possono aumentare in caso di bassi tassi di interesse a causa della caccia al rendimento, di posizioni affollate in alcune categorie di beni (inclusi gli immobili) e dell'incertezza sul valore fondamentale dei prezzi delle attività. Il terzo punto si riferisce alla struttura del sistema finanziario: in un lungo periodo di tassi d'interesse bassi, c'è maggiore probabilità che il sistema finanziario si basi sui mercati. Anche se questo è uno sviluppo positivo, in linea anche con il mercato unico dei capitali, può tuttavia comportare nuovi rischi per la stabilità finanziaria e l'accentuazione di quei rischi che sono meno evidenti in un sistema finanziario basato sulle banche.

Se a pagare sono famiglie e investitori
Questi risultati sono importanti per vari motivi. In primo luogo, suggeriscono che gli effetti (netti) di bassi tassi d'interesse per l'economia devono essere analizzati con attenzione. Nonostante i loro effetti positivi sull'attività economica e la crescita, potrebbero comportare rischi e innescare cambiamenti strutturali nel sistema finanziario. In secondo luogo, vi è già la prova che le istituzioni finanziarie che forniscono garanzie di rendimento a lungo termine, come le assicurazioni vita e i fondi pensione, si stanno allontanando dal modello del ritorno garantito verso modelli unit-linked. Ciò significa che il sistema finanziario tende a far ricadere gli effetti dei bassi tassi di interesse, in termini di rendimenti più bassi e più incerti, su famiglie e investitori. In terzo luogo, di fronte alle pressioni di redditività e alla crescente concorrenza da parte del settore non bancario, le banche potrebbero cercare di aumentare i loro rendimenti allentando gli standard di credito e impegnandosi in attività più rischiose. Di conseguenza, la qualità del credito potrebbe deteriorarsi ulteriormente anche se i bassi tassi di interesse aumentano la capacità di servizio del debito dei mutuatari. A causa del già alto livello dei crediti in sofferenza, soprattutto in paesi come l'Italia, l'effetto di tassi d'interesse persistentemente bassi sulla redditività delle banche e sulla qualità degli attivi è di estrema importanza.

Infine, il trasferimento delle attività al settore non bancario può richiedere modifiche nella regolamentazione finanziaria. In particolare, si richiede una maggiore supervisione dei rischi derivanti dalle attività bancarie svolte dal settore non bancario e lo sviluppo di strumenti di regolamentazione basati sulle attività. Nel complesso, questo porterebbe a una maggiore regolamentazione delle istituzioni non bancarie che svolgono attività bancarie e può quindi contribuire a ripristinare, almeno in parte, la parità di condizioni nel sistema finanziario.