Giovani e crisi. Ritorno a casa, piu' poveri
È vero che la Grande Recessione ha fatto sentire i suoi effetti nei paesi industrializzati, in molti dei quali il reddito familiare, il valore delle abitazioni e altre forme di ricchezza sono stati ridimensionati, mentre è aumentato il tasso di disoccupazione. Ed è vero che la crisi ha colpito i giovani con particolare forza. Non mancano tuttavia sostanziali differenze tra paesi, perché le protezioni sociali e i legami famigliari possono creare un cuscinetto capace di proteggere i giovani da shock economici negativi.
Arnstein Aassve ed Elena Cottini |
Arnstein Aassve, Elena Cottini e Agnese Vitali del Centro Dondena della Bocconi hanno analizzato le relazioni tra disoccupazione, povertà e deprivazione finanziaria per i giovani europei tra i 18 e i 35 anni nel periodo 2007-2010 (cioè quando la crisi è iniziata e ha cominciato a diffondersi). I ricercatori fanno luce su come i giovani abbiano risentito della crisi in modo diverso a seconda dei paesi in cui vivono, che a loro volta differiscono nel grado di esposizione alla crisi. L'analisi mostra che non sono stati solamente i giovani che vivono nei soliti sospetti (i paesi del Mediterraneo e dell'Europa centrorientale) a soffrire la crisi, ma che un peggioramento nelle condizioni dei giovani (povertà e/o deprivazione finanziaria) emerge anche nei paesi nordici (Svezia, Norvegia, Finlandia e Danimarca). Infatti, i paesi nordici e la Francia hanno registrato un preoccupante aumento dei tassi di povertà per i giovani adulti tra il 2007 e il 2010. Per esempio in Finlandia i tassi di povertà dei ventenni sono cresciuti dal 15% del 2007 al 25% del 2010, in Danimarca dal 9% del 2007 al 22% del 2010.Gli autori mostrano che la quota di giovani adulti che denunciano serie difficoltà ad arrivare alla fine del mese è aumentata in tutti i paesi, con poche eccezioni. L'aumento delle difficoltà finanziarie dei giovani è particolarmente evidente nei paesi dell'Europa centrorientale, seguiti dai giovani dell'Europa meridionale. I paesi dell'Europa meridionale guidano la classifica dell'aumento della deprivazione rispetto alle necessità basilari (dichiarano di avere grandi difficoltà ad acquistare carne, pesce o pollame una volta ogni due giorni; a permettersi una settimana di vacanza lontano da casa; ad affrontare spese impreviste), con i giovani greci e spagnoli che dichiarano di aver sofferto più di tutti, seguiti dai portoghesi e infine dagli italiani.Una ritardata o interrotta indipendenza economica è ovviamente collegata a un ritardo o a un'interruzione nell'indipendenza abitativa dei giovani. La percentuale di giovani che vivono con i genitori è aumentata nel 2010 (rispetto al 2007) nella quasi totalità dei paesi europei. Aassve, Cottini e Vitali mostrano che i giovani italiani che non vivono con i genitori risultano più poveri rispetto a coloro che rimangono in famiglia. E mostrano che quelli che vivevano da soli nel 2010 erano più poveri sia di quelli rimasti in famiglia, sia rispetto a coloro che vivevano da soli nel 2007.Questo è particolarmente visibile per i giovani di età compresa tra i 22 e i 27 anni, presumibilmente coloro che sono alla ricerca del primo impiego. La crisi sembra quindi aver reso più vulnerabili i giovani che sono usciti di casa, mentre la situazione economica di chi vive in famiglia non ha subito, ad oggi, sostanziali variazioni. Un simile risultato è visibile in molti altri paesi, in particolare negli altri paesi mediterranei, nei paesi nordici e in Francia.